Il Conte Grillo, questo matrimonio non s’ha da fare

L'immagine mostra l'ex-comico e fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo. Un uomo dai capelli bianchi e mossi sebbene corti con un accenno di barba bianca. La foto è a colori desaturati

Un problema comune

Scriviamo prima della conferenza stampa del prof. Conte fissata per oggi pomeriggio. Lo precisiamo per enfatizzare che, qualunque cosa dirà, verosimilmente quanto stiamo per esprimere costituisce un punto fermo, perché basato sui fatti.

I fatti sono: una conoscenza ormai popolare che si ha del carattere e dei comportamenti sia dell’ex premier che di Beppe Grillo. Sono anche quelli relativi alla politica italiana degli ultimi dieci anni circa. Manca, in tutti gli schieramenti, consolidati ed occasionali, una classe dirigente all’altezza delle problematiche cruciali, anche emergenziali, pressoché permanenti.

Renzi, Grillo e Conte

L’Italia ha avuto i suoi momenti di gloria, nel senso di schiamazzi, casini e cahier de doléances, con i capricci ad personam di Matteo Renzi e con le improvvisate proprio dei 5 Stelle a proposito dell’entrata in scena di colui che sarebbe voluto essere l’avvocato degli italiani.

Il 28 luglio 2020 su Fyinpaper pubblicavamo l’articolo Conte, helmet and armor at his battle of Ivry. Consideravamo la necessità (necessità virtù), di confidare alla fine nel nuovo presidente del consiglio piovuto dall’alto (quanto cose stanno piovendo dall’alto!).

Con delle avvertenze non richieste (evidentemente) dal cui contenuto neanche in modo autonomo il capo del governo si è fatto sfiorare, inteso quasi sempre a mediare e sopravvivere (i partiti comincino a formare le proprie classi dirigenti, e questo non dovrebbe significare indottrinare ma dare scienza). Dunque: o Grillo va in pensione (quanto al “trattamento di fine rapporto”, sa ben cavarsela da solo) oppure sarà lotta continua, esplicita o incombente.

A un bivio

I grillini hanno capito bene che Conte, altra faccia della medaglia del renzismo, non si sa bene dove realmente li porterà. Questo indipendentemente da quanto affermerà nella conferenza stampa citata prima. Luigi Di Maio è l’unica figura che in questo momento scongiura ogni rischio.

Va “naturalmente” d’accordo con il suo guru, ha acquisito una certa esperienza, non costituisce uno shock (con ripercussioni inevitabili nella situazione istituzionale italiana) e il Movimento si autorigenererebbe per partenogenesi.

Conte strilla con supponenza ma sa bene che l’eventuale suo nuovo partito sarebbe un flop. Voglio dire che, tira di qua e tira di là, finirebbe con l’accettare qualunque condizione da parte di Grillo. Non ha alternative. Le schermaglie stanno finendo e i rischi incombono.