Il punto di non ritorno fra est e ovest

Il punto di non ritorno fra est e ovest
Installazioni militari di epoca sovietica in Crimea; di © Vyacheslav Argenberg / https://www.vascoplanet.com/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91523039

Sempre più di frequente i media ufficiali russi insistono sul vero obiettivo della guerra, e cioè la deucrainizzazione delle città e dei territori conquistati.

I cittadini sono invitati a registrarsi presso le nuove amministrazioni come cittadini russi in lingua russa; i profughi vicini alla frontiera sono stati di fatto deportati sul territorio al di là del confine.

Provati dai bombardamenti, terrorizzati dalla violenza diffusa, gli ucraini accettano di sottostare alle imposizioni di Mosca, anche perché è l’unico modo per usufruire degli aiuti alimentari che arrivano dall’Est.

Deucrainizzazione, malgrado la resistenza si azzera l’identità ucraina

Lo scopo della cancellazione dell’identità nazionale ucraina emerge anche dalle priorità indicate dalle autorità ai militari: sostituire tutte le insegne, i nomi dei monumenti e delle strade in lingua ucraina con altre indicazioni in lingua russa.

I russi hanno occupato e sottoposto a un attento controllo piccoli centri di 15.000 abitanti, assolutamente ininfluenti sulle operazioni belliche, al fine di cancellare eventuali segni di “ucrainità”.

Dove la resistenza è stata più colorata di giallo e blu i bombardamenti hanno martellato più duramente.

Le foto aeree di Mariupol mostrano l’intensità delle distruzioni a danno della popolazione civile. La leadership russa non può perdere la guerra e quella ucraina – e internazionale – non potrà passare sopra ai massacri operati dai russi, ormai dimostrati da prove inconfutabili.

Sicuramente non si potrà sorvolare sui 900 morti di Kiev, prevalentemente giustiziati a freddo.

Il Cremlino rinuncia a una convivenza pacifica con l’Occidente

Ciò non toglie che in qualsiasi momento si possa arrivare a un armistizio e forse anche a una pace provvisoria.

Ma la criminale scelta di Putin e del suo entourage di aggredire l’Ucraina ha messo una pietra tombale su qualsiasi ipotesi di “buona vicinanza” fra il mondo occidentale e il Cremlino.

Ne è un’evidente dimostrazione la richiesta di Finlandia e Svezia di entrare a far parte della Nato.

Se a ciò aggiungiamo la dura guerra economica in corso con Mosca, l’esito non potrà che essere quello di spingere la Russia fra le braccia di Pechino.

È probabile che la sorte dell’Ucraina sia segnata da una amputazione territoriale, che potrà essere più o meno grave a seconda di come procederanno le operazioni militari.

Assolutamente inaccettabile sarà togliere a Kiev lo sbocco sul mare, rappresentato da Odessa e, se un tale tentativo fosse fatto, lo scontro fra Est e Ovest salirebbe al massimo e irreversibile livello.