Comune e Regione, lotta aperta

Gli edifici “abbandonati” godranno di un aumento di volumetria del 25% e 5 anni di tempo per intervenire. La Regione Lombardia attua una pesante “deregulation “in favore dei costruttori.  Il Comune incassa così circa trenta milioni di euro in meno.

Il conflitto tra Regione Lombardia e Comune di Milano non è solo una faccenda elettorale. In palio c’è il blocco di interesse e voti espressione del settore immobiliare, che a Milano conta molto. Obbiettivo del Centrodestra è di depotenziare il PGT. IL centrodestra vorrebbe riportare Milano alla situazione precedente il Sindaco Giuliano Pisapia, quando c’era Letizia Moratti e l’assessore chiave per gli indirizzi urbanistici era Carlo Masseroli. Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi non sono però riusciti a trovare un personaggio di calibro che possa misurarsi con qualche probabilità di successo con il sindaco uscente Beppe Sala. Il loro giudizio sulla situazione presente è più negativo rispetto a quello del sindaco, da qui l’idea della “deregulation” a favore dei costruttori.

L’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran ribatte: “Nel 2015 c’erano state 645 pratiche onerose relative a lavori, nel 2020 sono state 1060 a dispetto della crisi”. L’ascesa di Milano degli ultimi vent’anni ora mostra la corda. L’ internazionalizzazione, ideata e coltivata dal sindaco Sala, ma ideata a suo tempo dal sindaco Letizia Moratti e i suoi consiglieri, trovava le sue ragioni nel superamento del collo di bottiglia della crescita solo legata alle fortune dell’Italia. Internazionalizzarsi voleva dire essere attrattivi a flussi europei e internazionali. Voleva dire affacciarsi su un mercato globale e goderne i vantaggi. Quelli sono stati gli anni giusti per adottare questa strategia. In parte l’operazione ha avuto successo. Milano era diventata costosa ma valeva la pena di starci. Il dividendo dell’operazione è stata la possibilità di autofinanziare un vorticoso cambiamento, sotterrare le rovine della città manifatturiera, cancellare completamente la “città fabbrica”.

L’incertezza del dopo Covid sollecita l’amministrazione del sindaco Sala a una tattica tipica di tutte le grandi città in attesa di nuove elezioni: spingere il più possibile l’attività edilizia e fidelizzare gli operatori nazionali e internazionali. Si aggiungono provvedimenti di “urbanistica tattica” come la pedonalizzazione delle piazze e le piste ciclabili per decine di chilometri lungo le arterie principali. Nulla viene trascurato. L’opposizione ha forse giustamente intuito che le prospettive sono risicate.

Certo, ci sono ancora quei cinque miliardi di investimenti per operazioni di rinnovo urbano già programmate dai fondi di investimento stranieri e dai grandi operatori. Poi le Olimpiadi invernali del 2026.  Ma nella scatola degli attrezzi, tolto questo tesoretto, le novità sembrano molto meno che nel recente passato.