Case popolari Milano, il ruolo di MM
Un incendio in una casa popolare dell’Aler provoca tensioni roventi tra amministrazione comunale e regionale. Il sindaco Beppe Sala e l’assessore Pierfrancesco Maran da una parte a difendere le ragioni di Milano, dall’altra Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città Metropolitana, Giovani e Comunicazione di Regione Lombardia e il Presidente della Regione Attilio Fontana a difendere quelle della regione. Sala e Maran vogliono un accordo per cui sia Milano, attraverso la MM, società di proprietà comunale, a gestire tutte assieme le case popolari, anche quelle dell’Aler della Regione. Sala ha accusato l’amministrazione regionale di incompetenza e trascuratezza nella gestione delle case Aler.
Case popolari Milano, 400 milioni di euro per restaurarle
Milano sopporta conflittualità e malessere come conseguenza. Le case popolari sono in uno stato deplorevole. 400 milioni di euro il minimo necessario per adeguarle e restaurarle. Per Sala e il suo assessore Maran sono un tassello fondamentale della politica cittadina. L’assessore Bolognini della Regione Lombardia accusa il Comune di Milano di essere meno efficiente di quello che pretende di essere. Lo scontro tra Regione e Comune non è solo determinato dalle elezioni regionali da qui a un anno ma è il segno di un terremoto che sta investendo convinzioni, politiche e certezze fino a poco fa granitiche.
Il problema dell’inflazione
I tempi sono diventati strettissimi perché il rialzo dei prezzi nell’edilizia è arrivato negli ultimi mesi a +30% mangiandosi così una quota importante di fondi messi a disposizione dalla UE. Inflazione e aumento del costo del denaro sono diventati un cocktail micidiale. Finisce un ciclo dell’economia, quello della “Helicopter Money”, ideato dal Presidente della FED Ben Bernanke, grande studioso della Crisi del ’29, e quello del “Whatever it takes” di Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea. Denaro facile a tutti o quasi per evitare una nuova depressione come quella degli anni Trenta del secolo scorso. L’ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti, dal suo studio in via Crocefisso, sede della Tremonti Associati, al vertice della consulenza fiscale, commenta dalle pagine del Corriere della Sera il cambio di ruolo di Mario Draghi da artefice del denaro zero interessi a primo ministro in anni in cui il grande nemico per la gente comune diventa l’inflazione. Prima non c’era, si pensava addirittura fosse scomparsa.
I fondi immobiliari stranieri hanno puntato sul capoluogo lombardo
Tradotto: il costo del denaro è stato a zero o a tassi irrisori per una decina di anni, ma questo è passato in modo definitivo. Milano ne ha approfittato, sono stati gli anni migliori. Per gli investitori esteri Milano era il massimo e il capoluogo lombardo si è preso più dell’80% di flussi di investimenti stranieri in questi anni. Era l’unica città in cui i fondi immobiliari stranieri desideravano investire. Una condizione di quasi monopolio. Costo zero del denaro e, grazie a questo Milano, con la sua classe politica, ha tentato la trasformazione in una grande città europea. Purtroppo questa trasformazione è rimasta a metà del guado.
L’importanza di accedere ai fondi europei
Milano ha goduto di grandi investimenti stranieri, i prezzi e il costo della vita sono saliti ma i redditi e gli stipendi no. Il sindaco Sala ha sempre detto che si era sulla buona strada e che la meta era vicina. Dopo due anni di Covid è arrivata l’inflazione e con essa il denaro più caro. Accedere ai fondi europei, per tenere in pista Milano nella gara tra le città europee, diventa una questione di sopravvivenza.
Le case popolari nell’agenda del Sindaco Beppe Sala
Le case popolari, siano esse del Comune di Milano o della Regione Lombardia, sono poco europee. Non reggono il confronto con quelle di Amsterdam e nemmeno con quelle della periferia, la banlieue parigina. Quelle di via Gola, via Bolla, piazza Selinunte, via del Giambellino e Lorenteggio imbarazzano anche gli investitori esteri. Il sindaco Sala ha sempre sostenuto nella sua lunghissima campagna di rielezione che questo era un tema da affrontare, anzi il tema. Sino a ieri, grazie a uffici di grandi capacità tecniche, l’amministrazione milanese pensava di poter utilizzare una maggior percentuale di fondi europei che altri comuni e operatori non erano in grado di utilizzare nei tempi e nei modi richiesti. Poi il colpo di scena.
La “decassettizzazione” del Ministro Mara Carfagna
Il ministro del Sud Mara Carfagna, per preservare la quota dell’80% dei fondi riservati alle regioni meridionali, ha inaugurato la politica della “decassettizzazione”, ovvero tirare fuori tutti i progetti dai cassetti in cui stavano da anni e presentarli per un finanziamento dei fondi europei, aggiungendoci anche quelli non finiti per esaurimento dei finanziamenti. La speranza di Milano di ottenere extra fondi è tramontata. Le tensioni tra le forze politiche sono salite.