Elezioni, tre riflettori 

Elezioni, tre riflettori 

I sondaggi, per quel che valgono

Un diluvio di sondaggi con due dati significativi presenti, in tutti.

Primo, molti intervistati, fino al 40%, affermano di non saper per chi votare.

Secondo, una percentuale ancora più alta dichiara in modo disinibito una totale mancanza di fedeltà. Nessun vincolo insomma. Tutti si si sentono fluidi, disponibili a cambiare e spingersi in territori inesplorati per la propria classe sociale o in rapporto alle fonti del proprio reddito.

Il sentiment degli elettori e le ipotesi post elezioni

Se questo riguarda il “Sentiment” degli elettori sul lato dei politici il dopo voto si annuncia tra i più complicati se confrontati con le legislature dal dopoguerra. Chi vince non vince abbastanza secondo i sondaggi più recenti, quindi si deve alleare con i perdenti del bipolarismo. I perdenti del bipolarismo sono tra i più vendicativi della storia politica italiana, quindi le coalizioni saranno attraversate da dosi di rancore straordinario. I programmi diventeranno dei campi di battaglia per leccarsi le ferite. Dal bipolarismo reclamizzato fino ai giorni appena successivi alle elezioni si potrebbe passare a un sistema basato su quattro poli Centrodestra, Pd, Cinque Stelle e centro di Calenda e Renzi.

Ma anche probabile l’evoluzione immediata verso un sistema di sette poli con il Centrodestra decomposto in tre formazioni Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Non è un caso che i sindaci delle regioni dove il PIL viene prodotto, quelle del nuovo triangolo industriale Varese, Bologna, Treviso con al centro Milano, hanno assunta una postura molto simile a quella degli industriali. Sanno che potrebbe esserci un seguito horror nel dopo elezioni quindi iniziano a fare una politica di riduzione dei danni. A porte chiuse si parla di programmi concreti.

Candidature e trend

Due politici sempre in Lombardia e gravitanti sull’asse centrale Varese, Brescia Montichiari come Attilio Fontana e Letizia Moratti non ne vogliono sapere di essere candidati alle politiche. Ma anche Beppe Sala ha rifiutato anche la sola idea di dimettersi da sindaco di Milano. Attende, senza voler irritare nessuno schieramento, l’eventualità che alla fine il Ministro Giovannini dopo le elezioni, per non perdere i fondi del PNRR o di fronte all’impossibilità di una rinegoziazione, ne assegni a Milano una quota importante.

I sondaggisti da Pregliasco alla Ghisleri, spaventati dalle fluttuazioni estreme durante l’ultima Legislatura, basta ricordare Grillo dal 33% al 10%, Salvini fino al 35% e giù al 12%, Meloni dal 5% al 25%, guardano a ogni trend con sospetto.  La distribuzione territoriale delle squadre di calcio in serie A, Inter, Milan, Atalanta, Monza, Cremonese, con il Como promosso sicuramente in serie A nella prossima stagione, delineano una subregione di elettori fluidi e infedeli più della media. Risultato molto simile adottando uno schema di sondaggio incentrato sui grandi flussi di traffico del sistema stradale e autostradale lombardo.

Scetticismo, sondaggi e silenzio dei politici

Un politico lombardo molto accreditato ma che vuole restare anonimo, spiegava però il suo scetticismo sui sondaggi non avendo visto nessun intervistatore munito di carta e penna all’uscita delle Esselunga, la Esse, Pam Local, Carrefour, Ikea. L’esperienza positiva del PIL nel dopo Covid spinge gli elettori lombardi e soprattutto quelli della Milano multipolare verso nuove esperienze. Gli elettori sembrano comportarsi come gli investitori descritti dagli andamenti della Fear Gauge, l’Indice della paura, o a quelli del Private Equity sfrenati verso massimi e minimi nelle valutazioni dei titoli da IPO.  L’agenda Draghi da una parte si esplicita nell’ utilizzo dei finanziamenti erogati dalla UE ma dall’altra chiude un occhio sull’inflazione che viaggia almeno tra l’8 e il 10% il carrello della spesa è al 9,1%a e un rendimento del BTP decennale ben oltre il 3%.

Di questi numeri insieme al costo quadruplicato della bolletta del riscaldamento per il prossimo inverno i politici lombardi preferiscono tacere. Molte industrie energivore tra Bergamo e Brescia si troveranno in difficoltà per l’aumento del costo del gas. L’unica che sembra padroneggiare la situazione è Maria Stella Gelmini ma è una nativa bresciana. La comunicazione politica scorre su binari tradizionali.  A Milano non è dato che un politico come Alessandro Di Battista con un video messaggio dall’interno della propria automobile, posteggiata a Roma Nord, racconti il suo distacco e delusione dalla figura del padre politico Beppe Grillo. Il leader dei Cinque Stelle milanesi Stefano Buffagni non lo avrebbe mai fatto un video così. Composto ha annunciato il ritorno nello studio di commercialista.

Sfida tra Fiano e Rauti

Sesto San Giovanni, amministrato da una giunta di centrodestra sindaco Roberto Di Stefano, è il centro del collegio uninominale per il senato a nord di Milano.  Comune più popoloso dell’hinterland milanese e della città metropolitana dopo la deindustrializzazione è alla ricerca del proprio destino. Sarà la scena di una contesa drammatica tra Emanuele Fiano e Isabella Rauti. Lui milanese del PD, lei romana di Fratelli d’Italia. Tecnicamente quindi lei non è certamente un’espressione del territorio. Lui molto di più. Ambedue hanno dichiarato che non personalizzeranno la campagna elettorale ma inevitabilmente ognuno dei due racconterà della storia della propria famiglia. Fiano è di famiglia ebraica, il padre fu deportato a Auschwitz.

La Rauti è figlia di Pino Rauti che fu repubblichino e fondatore di Ordine Nuovo. Ambedue sono fermamente convinti che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli. La contesa elettorale sarà quindi sui rispettivi programmi ma inevitabilmente anche su sè stessi e la storia della propria famiglia. Si eviteranno intenti polemici.

Il Novecento con tutte le sue tragedie sarà un’ombra costante su questi candidati. Sesto San Giovanni da comune rosso, veniva soprannominata la Stalingrado italiana, con la chiusura delle Acciaierie e Ferriere Falck si è trasformata in un comune/quartiere di Milano in cui la maggioranza dei voti la prendono la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Altre sfide, elezioni e investimenti

Dopo le ultime comunali a Milano con la vittoria del sindaco Sala e la riconquista di tutti i municipi decentrati in palio ora c’è la riconquista dei comuni della città metropolitana. Per il centro destra la sconfitta a Monza e Lodi è stata una pessima notizia. Il nuovo sindaco Di Monza Paolo Pilotto del centro sinistra ha vinto al ballottaggio contro Dario Allevi nonostante questo fosse sostenuto da Berlusconi proprietario del Monza Calcio ora in serie A.  Per vincere nel collegio senatoriale uninominale di Sesto verranno usati tutti i mezzi e ogni sforzo sarà tentato. Il futuro di tutta quest’area si incomincia a intravvedere. Hines sta avviando quella che sarà la più imponente operazione di rigenerazione urbana nella città metropolitana del prossimo decennio, sedi bancarie strutture ospedaliere e molte abitazioni.

Sesto avrà una nuova stazione ferroviaria progettata da Renzo Piano. Gli investimenti saranno dell’ordine di un paio di miliardi di euro ma probabilmente di più. I finanziatori fondi di investimenti esteri sono interessati a una continuità delle operazioni senza sorprese.  Una caduta del BTP e un aumento dello spread non verrebbero apprezzati. Sarà anche un imponente intervento di risanamento ambientale. Oggetto è l’immensa area delle Acciaierie e Ferriere Falck lungo lo storico viale Italia, paragonabile nella storia operaia italiana a via Nizza lungo il Lingotto a Torino.

Infrastrutture e nuovi equilibri

L’ATM nelle sue piantine della rete di metro e delle linee ferroviarie suburbane indica Porta Garibaldi come centro della città, non più la fermata di Duomo. Il centro di Milano è dove ferrovie e metropolitane si incontrano e fanno passare il maggior numero di passeggeri di tutta la rete lombarda.  Con la rigenerazione urbana di Sesto il baricentro di Milano si sposterà ancora più a Nord. La sfida Fiano Rauti è simbolica anche della prevalenza degli organi centrali dei partiti nelle scelte dei candidati e sulla non considerazione delle periferie. Vincono sempre le scelte romane.

La delusione dei molti esclusi è stata fortissima. Tra tutti quella di Gianfranco Maran assessore all’edilizia sociale del Comune di Milano, recordman di preferenze, che ha guidata il Pd insieme al sindaco Beppe Sala alla riconquista di tutti i municipi in cui Milano è divisa. Sembrava un obbiettivo impossibile invece ce l’hanno fatta a strapparli al Centro destra sfatando il mito per cui il PD vince solo nella Milano centro con indirizzo postale 20121 e 20122.

Altro capitolo di queste elezioni è la penalizzazione nelle liste degli under 35 anni di tutti i partiti, con le perequazioni femminili che avvengono a spese dei candidati del territorio.  Bestetti di Forza Italia si lamenta senza successo. Parla persino di una generazione tagliata via. Altri sottolineano che sarà una prova di fedeltà per gli elettori del Centro Destra.  Gli elettori di Sesto San Giovanni e del collegio senatoriale voteranno Isabella Rauti candidato da Roma con una storia poco condivisibile e soprattutto completamente digiuna di rigenerazione urbana o diserteranno le urne?

L’asciuttezza delle istituzioni

L’altalena dei partiti negli ultimi dieci anni, ha avuto un effetto esilarante sugli elettori sempre innamorati del nuovismo ma un effetto raggelante sulle istituzioni e gruppi di interessi. L’impennata dei prezzi del gas ha incitato tutti a chiedere scostamenti di bilancio, risarcimenti e bonus. Nessuno si è astenuto dal manifestare la propria sofferenza e disagio economico. Ma a parte questo le principali constituency di Milano si sono tenute in disparte durante la campagna elettorale. Università, Industria, Commercio e persino gli agricoltori si sono mossi con cautela ma di coinvolgerli in modo aperto non c’è stato proprio verso.  Le occasioni pubbliche sono state disertate. L’esatto contrario delle ultime elezioni comunali dove le voci della società civile si erano sentite e avevano rappresentato i propri interessi.

Elezioni, il territorio e Roma

Una delle ragioni di questo distacco è che i candidati sono stati tutti nominati a Roma lasciando solo qualche briciola a quelli del territorio. Anche la Diocesi di Milano è sembrata completamente assente. Si è occupata delle polemiche relative alle battute di spirito di monsignor Delpini nel suo ironizzare sulla insensibilità di Papa Francesco riluttante a nominarlo cardinale. Nella riunione sinodale il presidente della CEI cardinal Zuppi ha segnato con decisione questo distacco dal clima elettorale. Nel ridisegno dei luoghi della politica a Milano la redazione del Corriere della Sera e i video delle interviste negli studi del Corriere sono stati molto gettonati e in vertiginosa ascesa. Piazza del Duomo, luogo storico di ogni campagna elettorale, è in declino. Il comizio di Giorgia Meloni è stato premiato da un indice di affollamento mediocre. Nessuno ha sostenuto che vi fossero più di 5 mila persone.

Francia, Germania e gli interessi in Italia

L’attacco a Francia e Germania non è stato apprezzato.  Gli interessi a Milano di questi paesi sono molto rilevanti. I rispettivi ambasciatori vengono accolti con un cerimoniale quasi presidenziale. Per un momento il sentiment commerciale di Milano si è raggelato.  I prati di Pontida, preferiti da Salvini alle piazze di Milano, hanno visto arrivare con autobus organizzati molti attivisti della Lega ma di spontaneità di popolo si è visto poco. Enrico Letta si è guardato bene dal contrapporsi a Pontida da Piazza del Duomo e ha scelto Monza dove aiutato dal neoeletto sindaco del PD Paolo Pilotto ha accolto 500 amministratori locali.  Presente Beppe Sala con dichiarazioni sintetiche.

I politici nazionali e locali

Silvio Berlusconi si è mosso con discrezione fuori da Arcore come se già si fosse a domenica 25 settembre. Conte trascura Milano perché sebbene fortissima fruitrice del bonus edilizia 110% vanta poche concessioni di redditi di cittadinanza. Secondo alcuni sondaggi i fruitori del primo non sono riconoscenti al Movimento Cinque Stelle mentre i secondi lo sono. Sia il sindaco di Milano che il presidente della Regione Lombardia hanno evitato il più possibile il coinvolgimento nella campagna elettorale. Attilio Fontana è sembrato poco contento dell’invito/ordine di Salvini di trovarsi domenica 18 sul prato di Pontida. Il segretario della Lega se raccoglierà meno del 11% dei voti sarà costretto alle dimissioni.

La situazione è così compromessa che la fidanzata Francesca Verdini si è presentata anche lei a Pontida. L’alleanza di centrodestra ha cercato di stimolare la partecipazione di Letizia Moratti all’ultima settimana di fuoco  prima delle elezioni dichiarandola possibile ministro della Sanità del prossimo governo Meloni. Lei non ha ceduto e è rimasta asserragliata nel suo ufficio nel grattacielo della Regione ai piani alti. Un problema più generale che ha reso prudente la partecipazione anche dei professionisti della politica a livello locale e regionale è che queste elezioni sono un grande rischio di prepensionamento non solo per molti leader nazionali ma anche per personale intermedio. Rotazione senza complimenti in caso di risultati insoddisfacenti.

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