NetAnimals / Per immagini

NetAnimals / Per immagini

I NetAnimal sono una specie evoluta, nel senso che sono l’evoluzione del Sapiens che è diventato Faber, che è diventato Technologicus, ma come ci ha insegnato Darwin, se è ancora valido il suo pensiero, l’evoluzione non segue strade diritte e la rappresentazione dell’albero spesso ha molti rami secchi. A questo punto non so neppure se il NetAnimal, ovvero l’Homo Digitalis, possa considerarsi l’effetto della rivoluzione digitale, perché il “digitale” è una cosa complessa e di certo non può essere ridotta alle semplici macchine dell’informazione e della comunicazione.

Così come il Technologicus non si poté ridurre alla cultura politecnica, che della rivoluzione industriale è stato il baricentro. Con un progresso regressivo invece ravvedo sempre più la tendenza a essenzializzare i concetti e le idee – in tempo condensate nei sillogismi dei filosofi – in segni, graffiti, loghi. La babele linguistica dei mille dialetti trova nelle icone (come del resto ha sempre fatto forse senza rendersene completamente conto) l’unica invarianza. Fatta nascere dalla standardizzazione, questa realtà invariante muta nei suoni e nelle scritture, ma non nella forma significante. Tutti sanno riconoscere il cartello stradale del divieto di accesso senza saperne pronunciare il nome, così tutti riconoscono sulle pareti delle grotte preistoriche l’impronta di una mano: χείρ, manus, hand, 手, ręka, يدي,…

Che cosa direbbe oggi Aristotele se qualcuno volesse riscrivere la sua Metafisica solo per immagini, oppure se il bardo di Stratford-on-Avon vedesse i suoi sonetti ridotti a luminosi pixel scintillanti su un maxischermo? Si affermerebbe che è solo il frutto di una banale volgarizzazione. Ma i paradigmi della “filosofia” quantistica sono tutt’altra cosa e sempre più hanno la forza di uscire dai trattati e dai laboratori per mutare le nostre mappe mentali. Uso qui la parola come la si usava nel senso generale di gnosis, prima della deriva idealista dell’Ottocento. Perché se la mutazione, che la nostra specie sta subendo, sempre più si contamina di digit e di quanta, come sarà possibile distinguere la biochimica cellulare dalla codifica binaria dei segnali di un neurone divergente, nell’atto di una fantasia mistica? Per ora non conosco ancora nessun filosofo (parlo qui ora invece di quegli individui che oggi si definiscono “filosofi”) che stia lavorando e produca immagini…

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VITTORIO MARCHIS
VITTORIO MARCHIS Engineering graduate, full professor of Theoretical and Applied Mechanics and, later, of History of Science and Technology. He has also taught History of Things and Philosophy of Engineering (Turin Polytechnic and other institutions). Topics: society, man, world of technologies, visual arts (he also paints and draws). Among his books, Dall'Arte… allo Zero/ A small philosophical dictionary of Engineering. Laurea in ingegneria, professore ordinario di Meccanica teorica e applicata e, dopo, di Storia delle scienze e della tecnologia. Ha insegnato (Politecnico di Torino e altrove) anche Storia delle cose e Filosofia dell’ingegneria. Interessi: società, uomo, mondo delle tecnologie, arti visive (inoltre dipinge e disegna). Tra i volumi pubblicati, Dall’Arte… allo Zero. Piccolo dizionario filosofico dell’ingegneria.