Strappare lungo i bordi, una recensione generazionale

Josep, la recensione imprigionata

Metamorfosi completa

Zerocalcare (AKA Michele Rech) compie una mutazione che, non sempre, in passato, per altri, ha avuto buon esito e lui la compie fruttuosamente. Il passaggio dalla carta allo schermo, con un intermezzo di autoproduzioni approdate sul web, da come frutto un ottimo prodotto. A differenza di Makkox che prende i propri disegni e li espone in video muovendoli e doppiandoli, qui ci troviamo di fronte ad un ottima e raffinata animazione. Tratto, colori e movimenti, pur rispettando atmosfere e ritmi narrativi assumono una vita propria completa.

Parole scritte e parole parlate.

Il cambiamento più grosso lo hanno fatto le parole. Le interminabili, ingombranti, elaborazioni mentali del protagonista diventano voci (molte dello stesso Michele) che personalmente anche in romanesco ho trovato piacevoli. parole sincere e dirette che ci parlano di una città, di una generazione e di un mondo inaccogliente. L’immancabile armadillo, interpretato da Valerio Mastrandrea, ne eredita l’amichevole guasconeria. 

Animazione e regia.

L’animazione è fatta bene, molto. Curatissima. Colori ed effetti che nel fumetto mancavano non falsano la narrazione generale. La colonna sonora che, per ovvi motivi, nel fumetto non c’è, è altrettanto curata ed efficace. La struttura della storia, che in un primo momento sembra un canovaccio generico a sostegno di tanti piccoli aneddoti quotidiani si rivela nel finale un percorso sensato e profondo. Il modello caratteriale del protagonista “iper analtitico e cerebrale” rischia, dopo un po’ di stufare, ma, proprio al limite svela un lato poetico e commovente. Il ritmo è quello di un diario, non certo di un action movie, la scrittura è vivace. Spazia con gli argomenti infilando dentro i micro problemi quotidiani citazioni di geopolitica e schizzi di filosofia. Interessantissima l’idea delle voci fatte tutte dall’autore tranne che nel finale.

Momenti memorabili.

C’è lo spazio per diversi momenti iconici. I due amici che contraltano il suo continuo rimuginare, l’armadillo-coscienza che interviene spesso a contraddirlo. Il finale non retorico che da senso a tutto il resto. 

Ultima fase della metamorfosi

In sostanza il passaggio all’animazione ha diluito e fluidificato la narrazione di Zerocalcare liberando lo spazio visivo dall’ingombro testuale e trasformandola in un piacevole racconto alla Woody Allen. La sua voce collima perfettamente e completa i toni del disegno che non è virtuoso ma personale come ci si aspetta da un prodotto del genere. Ora ci aspettiamo solo che, come già in passato Jovanotti-Lorenzo fece, dismetta un nikname cacofonico e vagamente adolescenziale e, alla soglia dei 35 anni, passi alla maturità di un “Michele Rech”.

Anche
Trailer

Altri articoli
Pedivella