Viva la farfalla all’inguine, viva strapaese

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Le aveva tutte le doti, Rula Jebreal, per non essere accolta dai vertici Rai come aiuto di Amadeus. Che contrasto tra i due! L’uno emblema tutto-rai e tutto-riviera-ligure della convenzione e della provincia, l’altra trasgressiva per costituzione. Che il presentatore occhi intermittenti avesse trovato la sua via di Damasco? Se così fosse, avrebbe adesso una sola chance, un viaggio a Lourdes.

Sanremo si arrocca nel suo provincialismo. Come se l’italianità che esprime (in questo senso fondato il rilievo dei vari Matteo Salvini) rischiasse caduta di tono e di obiettivo per la presenza di una pelle olivastra. A proposito, come è potuto succedere che la giornalista e scrittrice sia naturalizzata italiana? Fa davvero specie che si sia trascurato il fatto che lei si considera una “musulmana laica”, è figlia di un imam sufi, combattiva contro la pena di morte e la discriminazione, per alcuni anni partner di un artista-regista “sgregolato” (Julian Schnabel), padrona di due lingue inconciliabili, l’arabo e l’isrealiano, ecc. Il neoministro dell’Università, Gaetano Manfredi,  si affretti a mandare una circolare ai rettori peninsulari: che stiano attenti quando accolgono borsisti dall’estero. Ma lei, Rula, è battagliera. Non è da escludere che sfrutti la propria laurea bolognese facendo gratuitamente delle sedute di fisioterapia posturale ai neopuristi italiani.