Calenda e Gualtieri per me pari sono, forse

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Nati e formati entrambi nella Capitale, e va bene; la comune accentazione delle parole, e va bene. Ma la stella che li unisce li fa Giano bifronte, intercambiabili. Non avrebbero bisogno di formulare alcuna delega, quando uno dei due fosse impossibilitato a far sentire la propria voce. Mattino, accendi distrattamente la tv e corri in bagno. A distanza senti la voce di Calenda. Di ritorno, lo sguardo va, sempre distrattamente, sul monitor, e vedi, alta e solenne, la figura di Gualtieri in primo piano. Ma che strano, pensi, l’uno e l’altro ospiti insieme. Ti giri per afferrare il pacchetto di sigarette sul comò, e la suadente voce di Calenda ti accarezza le orecchie. Riporti gli occhi sul monitor, continui a sentire la voce di Calenda ma vedi le labbra di Gualtieri che si muovono. Ti arrendi al mistero, alla stella. Proprio così: stessa flemma, parola leggermente stiracchiata, stesso timbro, stessi decibel sostenibili, stessi gesti a commento della parola, stessa tensione all’imperturbabilità. Come spezzare l’incantesimo? Un solo modo. Timbro, volume e accento risulterebbero inaspettatamente diversi se, per caso, i due fossero chiamati contestualmente a commentare la caduta del governo giallo-rosso.

(Luck-Ba)