Pechino sotto attacco, fatti e antefatti

Il virus della pandemia, che viene dalla Cina, fa da sfondo alla Statua della libertà che indossa una mascherina protettiva.

Il Presidente Xi Jinping ha promesso 2 miliardi di dollari per la lotta al Covid 19 nel mondo, ma si è rifiutato di accettare le numerose richieste di un’indagine internazionale sulla gestione delle prime fasi dell’epidemia. Trump – con il tacito assenso super partes del Congresso – ha ridotto momentaneamente i finanziamenti statunitensi all’Oms, accusando l’organizzazione di avere nascosto importanti informazioni in combutta con i cinesi. Per Pechino un’indagine sullo scoppio della pandemia sarà possibile solo quando essa sarà sotto controllo in tutto il mondo.

Ma il vero nocciolo della questione è il ruolo di seconda superpotenza planetaria che il Dragone pretende di poter svolgere di fronte al mondo. Come si può accettare che il Paese asiatico, intenzionato a ridisegnare sotto la propria egida la geopolitica mondiale, non si dimostri capace di evitare che una malattia infettiva grave debordi dai suoi confini, provochi centinaia di migliaia di morti, metta in crisi i sistemi sanitari in tutto il mondo e determini una crisi economica dalla quale nessuno sa bene come si uscirà?

Dappertutto si osserva che Pechino piuttosto che spendere miliardi di dollari prestandoli a Paesi in via di sviluppo – per poi successivamente ricattarli – avrebbe potuto usare tali risorse per migliorare il suo sistema sanitario, modernizzare le sue campagne e sradicare abitudini pericolosissime. Come il mercato di animali vivi di Wuhan, da cui ha avuto origine oggi il Covid 19 e domani chi sa che cosa. E non si tratta solo di questo, ovviamente.

Nessuno dimentica che è stato imposto il silenzio ai medici cinesi che volevano avvertire del pericolo, che alcuni di essi sono stati imprigionati o puniti in altro modo per la loro disobbedienza a un potere che non ammette la libera circolazione delle notizie. In alcune cancellerie si parla di indennizzi che Pechino dovrebbe pagare per i danni provocati alla comunità internazionale, come debiti di guerra dopo un conflitto armato. Esattamente un secolo fa fu fatta la stessa richiesta alla Germania per le distruzioni della Grande Guerra, ma la conseguenza a lungo termine fu un’altra guerra mondiale molto più devastante della precedente. C’è da sperare che i politici dei tempi correnti traggano qualche insegnamento dall’esperienza storica.