Le fantasie del NetAnimal sono, per molti, sconosciute perché ancora nessuno ha tentato di farne oggetto di uno studio psicanalitico serio. Va da sé che, se sfogliamo le pagine della letteratura fantascientifica, poco troviamo di quella che alcuni chiamano psicologia del profondo. Ricordiamo, però, che il 21 novembre 1974 sul settimanale “Panorama” fu pubblicata un’intervista a Jacques Lacan.
“D. – Oggi, che rapporto c’è fra scienza e psicoanalisi? R. – Per me l’unica scienza vera, seria, da seguire, è la fantascienza. L’altra, quella ufficiale, che ha i suoi altari nei laboratori, va avanti a tentoni, senza meta. E comincia persino ad aver paura della propria ombra. Sembra che stia arrivando anche per gli scienziati il momento dell’angoscia.”
E poco più avanti: “D. – Parlavamo del reale, del mondo che tutti vediamo… R. – Appunto. La differenza fra il reale, cioè quello che non va, e il simbolico, l’immaginario, cioè la verità, è che il reale è il mondo. Per constatare che il mondo non esiste, non c’è, basta pensare a tutte le cose banali che un’infinità di stupidi credono essere il mondo.” Era questa una profezia del Metaverso?
Non penso che si debba banalizzare questo “dispositivo” in cui ci troviamo immersi, volenti o nolenti. Ora incominciamo a trovare nei mercati mondiali scenari da metaverso, che ricchi facoltosi acquistano in esclusiva per invitarvi amici e follower.
Da qualche tempo anche la rivista “Wired” ci fa entrare nel mondo dell’immobiliare del metaverso, dove però – si afferma non senza qualche preoccupazione – mancano ancora regole e leggi. Ma si può parlare di “immobiliare” di beni che per loro natura sono “mobili” anzi “immateriali”?
Se da un lato bisogna ricordare cha anche la cosa più virtuale che si può immaginare per esistere deve avere un supporto materiale (fosse pur anche solo qualche ettogrammo di materia cerebrale) allora perché non aprire un nuovo capitolo intorno alla psicopatologia della vita nel metaverso? Attenzione però che dietro l’angolo salteranno fuori novelli epigoni di Carl Gustav Jung. I nostri desideri, i desideri dei NetAnimal, sono o non sono diversi da quelli dei Sapiens? Questo è un invito agli antropologi, ma possiamo ancora chiamarli così?
