Storia di un dialogo con Leonardo Sciascia

Proprio con Stefano Vilardo, Sciascia condivide tutte le esperienze vitali da Caltanisetta a Palermo. Un’amicizia vissuta come urgenza di ‘verifica’ esistenziale, della quale aveva fatto cenno in un colloquio con il giornalista astigiano Davide Lajolo: appariva infatti necessario, ad un certo punto del loro cammino affettivo, trarre ulteriore bilancio, far raffronti, valutare la congruità delle azioni, delle rasserenate passioni, delle amicizie, e far costantemente emergere, in modo palmare, la pienezza costitutiva della lealtà accolta quale salvifico lenimento. Tutto ciò lo scrittore di Racalmuto lo ripete nel 1981, con convinta chiarezza, in quella Conversazione in una stanza chiusa con Lajolo, in cui ricorda all’interlocutore:

«Di com’ero e di come sono faccio verifica con un mio vecchio compagno di scuola: insieme dal 1935, a Caltanissetta, a Palermo, ogni tanto ci viene di constatare, e specialmente quando incontriamo altri vecchi compagni, che noi due non siamo in nulla cambiati. Lui cattolico e democristiano (ma in questi ultimi anni non più democristiano), io cristiano senza Chiesa e socialista senza partito, per quarantacinque anni siamo vissuti senza uno screzio anche minimo, riconoscendoci o ritrovandoci nella più rischiosa buona fede, nell’onestà, nel coraggio. Ma tu mi domandi del maestro elementare. Direi, ecco, che lo sono ancora: non riesco a concepire lo scrivere se non come buona azione».

fotografia, bianco e nero, interno, 2 uomini in giacca e cravatta in poltrona in salotto, Leonardo Sciascia e Stefano Vilardo
Leonardo Sciascia e Stefano Vilardo, nella casa nissena dello scrittore di Racalmuto (Ph. F. Scianna, 1964; da Cammei 2015)

Ma, com’è noto, Sciascia mostrerà la sua rivoluzione nissena collaborando con la casa editrice del libraio Salvatore Sciascia, maturando la vivacissima ed equilibrata direzione di «Galleria» e sostenendo intellettualmente la cura dei bianchi “Quaderni di Galleria”. In essi stabilisce legami con scrittori, poeti e artisti affermati, concreta scelte culturali ed umane fuor dai ranghi col mostrare sempre più la sua acuta sensibilità volta alla parola, alla scrittura come conseguenza del vedere, e alla ricaduta di questo vedere sul tessuto sociale e civile accendendo il fuoco dello sdegno e della riflessione su futuro e memoria. In tal modo hanno germinazione preminentemente nissena (sono 32 gli anni di vita in questa città prima di trasferirsi a Palermo nel 1967) i suoi saggi Pirandello e il pirandellismo e Pirandello e la Sicilia, l’antologia Il fiore della poesia romanesca presentata da Pier Paolo Pasolini, e, in parallelo, altri esercizi volti al valore gnomico della parola come le Favole della dittatura poi illustrati da dieci disegni di Giosetta Fioroni e pubblicati, – così per la raccolta poetica La Sicilia, il suo cuore rafforzata dalle chine di Emilio Greco, – dal romano Bardi, fino a spingersi, poco più avanti nel tempo, nell’esordio laterziano delle Parrocchie di Regalpetra e Morte dell’inquisitore. Il lavoro di quegli anni risente, non secondariamente, di colloqui e attenzioni alle intelligenze del territorio, a voci poste in sordina, e dove non sfuggono esempi come Luca Pignato o il preside Luigi Monaco verso cui lo scrittore di Racalmuto guarda con profonda ammirazione. Di Monaco, proprio quest’anno, nell’ambito del trentennale dalla morte di Sciascia, sono stati raccolti da Antonio Vitellaro gli inediti (opere creative e critiche), intraprendendo anche un commosso cammino intorno alla sua vita e aprendo un varco chiarificatore su ingiustificate quanto crudeli ombre che inquietarono non poco l’intellettuale ennese. Un intelletto che appare per altro confortato dall’onesta dichiarazione di Leonardo quando afferma di come non potesse dimenticare le «serate passate in un angolo della libreria di Salvatore Sciascia, conversando con Luigi Monaco», e di come quelle indimenticabili serate fossero state «un po’ la sua università». In quella minuscola universitas nissena un manipolo d’intellettuali, artisti e poeti, capitanati da Leonardo, confortano con il loro intelletto la bimestrale «Galleria»; nomi tratti dalla lunga catenaria di presenze ci dicono della ‘scrittura’ e del ‘pubblicare’. Ed ecco le presenze di: Guido Aristarco, Luigi Bartolini, Giorgio Caproni, Mario Dell’Arco, Mario La Cava, Giorgio Petrocchi, Giacinto Spagnoletti, Bonaventura Tecchi, Ferruccio Ulivi, Vann’Antò; e, con essi, tra i tanti, le Poesie per l’amatore di stampe di Roberto Roversi o Dal Diario di Pier Paolo Pasolini, l’Isla del Recuerdo di Gonzalo Alvarez, I Santi dietro le porte di Luigi Compagnone, Cefalù e altre poesie di Luciana Frezza, e ancora: Biagio Marin, Inisero Cremaschi, l’esordio poetico di Stefano Vilardo, senza contare le piccole monografie dedicate ad artisti: da Carpintieri a Bruno Caruso, da Mario Bardi a Santo Marino a Pippo Gambino, con le firme di Renato Guttuso, Ulivi, Remo Wolf, Vanni Ronsisvalle, Antonino Uccello, Ernesto Treccani, Raffaele Crovi. Che cosa aggiungere su questa esperienza dell’entroterra siciliano in cui la geografia, con Sciascia, esclude il pregiudiziale rapporto col provincialismo? Di conseguenza tale cammino antiprovinciale par che si sia mirabilmente raggrumato, con decisa convinzione, in quell’aureo consiglio sul pubblicare che Leonardo consegna epistolarmente, e non in modo peregrino, al compagno di banco Stestè agli inizi degli anni Quaranta: avere sempre la salda consapevolezza, maturata nell’intimo, che «il buono», inevitabilmente, «piacerà a pochi».

Suggerimenti bibliografici

Sergio Mangiavillano, I piaceri dell’umorismo. Vitaliano Brancati a Caltanissetta (1937-1938), Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 2004; Stefano Vilardo, Tutti dicono Germania Germania, (Nota di Leonardo Sciascia e postfaz. di Aldo Gerbino), Sellerio, Palermo 2007; Stefano Vilardo, A scuola con Leonardo Sciascia, Sellerio, Palermo 2012; Aldo Gerbino, Cammei, Pungitopo, Marina di Patti 2015; Leonardo Sciascia, Nessuno è felice: tranne i prosperosi imbecilli, (“Lettere a Stefano Vilardo-1940-1957”; postfaz. di Beppe Benvenuto e Giancarlo Macaluso), De Piante Editore, Milano 2018; Antonio Vitellaro, Il Preside Luigi Monaco (1892-1958) e il recupero dei suoi scritti inediti, Società Nissena di Storia Patria, Caltanissetta 2019.

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ALDO GERBINO
Morphologist, poet, former Professor of Histology and Embryology at the University of Palermo and Emeritus from the Italian Society of Experimental Biology. Art and literature critic. Recent poetry publications: “Alla Lettera erre” (Almanacco dello Specchio, Mondadori 2011), “Non è tutto” (Club di Milano 2018). His poems have been featured in:"Nuovi Argomenti", "Corriere della Sera", "La Repubblica-MI", "Gradiva", ERI-RAI Editions. Morfologo, poeta, già Ordinario di Istologia ed Embriologia all’Università di Palermo ed Emerito della Società italiana di Biologia Sperimentale. Critico d’Arte e letterario. Recenti pubblicazioni di poesia: “Alla lettera erre” (Almanacco dello Specchio, Mondadori 2011), “Non è tutto” (Club di Milano 2018). Sue poesie in “Nuovi Argomenti”, “Corriere della Sera”, “La Repubblica-MI”, “Gradiva”, Edizioni ERI-RAI.