La danza degli ammutinamenti

Quattro ballerini, due di sesso femminile e due maschile, sono sollevati sulla mezza punta della gamba di appoggio destra tesa, l'altra sollevata e piegata avanti alll'altra. Le braccia verso il basso che si incrociano, di fronte al pubblico. Ai piedi ciascun ballerino indossa dei calzini bianchi che arrivano alla metà del polpaccio. tutti e quattro indossano pantaloncini che arrivano a mezza coscia (tre neri e uno chiaro) e magliette a mezza manica o senza maniche. Lo sfondo è nero, il pavimento è bianco.

Ammutinamenti, festival di danza urbana e d’autore. Da 21 anni l’associazione I Cantieri di Ravenna, animata da Selina Bassini e Monica Francia, vi presenta nuove e selezionate proposte, e quest’anno fa emergere varie tendenze.

La prima riguarda il duetto femminile. Sono molti, sia coreografi, tra cui Adriano Bolognino, sia interpreti, tutti con una stessa idea, la “sorellanza”, la “gemellarità” al femminile, salvo Storie brevi-nulla di troppo intimo, dove emerge qualche elemento di lotta, anche fisica, tra donne.

Molto più forte e incisivo il duo maschile di “amore e abbandono” tra due uomini, Lost in this (un)stable life con Nicolas Grimaldi Capitello e Francesco Russo.

La questione di genere e la questione delle identità convenzionali -tanto interiorizzate da filtrare “naturalmente” dall’inconscio- sono lontane da una visione davvero “diversa”, come ci si aspetterebbe finalmente nelle creazioni delle nuove leve.

La seconda linea di lavoro che emerge appartiene all’area “Prove d’autore XL”, che mette insieme nomi accreditati delle ultime generazioni coreografico-performative e compagnie di danza affermate, con ballerini professionisti abituati alla “danzadanzata”, frontale, teatrale, spettacolare.

In questa occasione Marco D’Agostin ha lavorato con quattro interpreti del Balletto di Roma per Best Seller; Francesca Foscarini con sei del Nuovo Balletto di Toscana, per Greta on the Beach, e Moreno Solinas & Igor Urzelai con cinque di MM Contemporary Dance Company per Beats.

Due gruppi di ballerini , tre a sinistra e due a destra, sono su una scena con sfondo nero e pavimento bianco.

Un punto in comune è l’uso dei codici del balletto e della danza come citazione dentro a un tessuto di gesti e mosse presi da altri ambiti. I performer ce l’hanno nel corpo e qui e là il codice emerge, sulla musica di Phil Glass – Gride Prophecies– e sulla voce di Greta Thunberg, la famosa ragazza attivista svedese in lotta per salvare la terra per Foscarini; nell’ossessività del bit ritmico e del gesto da discoteca per Moreno & Igor; nel ripetere cantando e ballando, come in un gioco adolescenziale un po’ beffardo, la sequenza dei quattro cignetti del Lago per D’Agostin. La stessa modalità citazionista si era vista in “Prove d’autore XL”, prima edizione 2018, nel riuscito quartetto Intro di Andrea Costanzo Martini, creato con impeto e humor di bello stampo israeliano-contemporaneo, per il Balletto di Roma.

sulla sinistra un monitor che mostra il viso di un giovane uomo che con sguardo stupito, osserva. Sul fondo tre perfomer, dinamicamente presenti sulla scena.Una “non tendenza” fuori dal coro arriva a sorpresa, con DOYOUWANNAJUDGEME di Maria Vittoria Feltre & Luca Zanni, presentato come studio sui frames del Giudizio Universale michelangiolesco. Poco importa e, non badando a questo retroterra preso come stimolo dai creatori, quel che si vede è un intelligente lavoro puro al modo di Merce Cunningham, su segni, spazi, direzioni, traiettorie, con il plus dello schermo su cui gli avatar dei coreografi-interpreti e del terzo performer, Nicola Simone Cisternino, tutti ben preparati e già sperimentati come interpreti in vari gruppi di spicco, si moltiplicano e si dividono, articolando un discorso coreografico interessante.