Il nazionalismo di Elie Kedourie

La casa editrice Liberilibri ha appena ripubblicato Nazionalismo di Elie Kedourie. Un testo scritto nel 1960 dall’ autore di origine ebraiche, docente alla London School of Economics fino al 1990, morto nel 1992. Le idee di Kedourie hanno generato molti studi, dibattiti e pubblicazioni: segno che l’autore ha centrato un argomento di enorme importanza.

Il nazionalismo come forzatura di identità  

Secondo Kedourie, il nazionalismo ha generato solo tragedie e guerre. Questo perchè ha forzato la giusta idea di autodeterminazione dei popoli nei ristretti schemi di appartenenza linguistica e culturale. Con stravolgimenti politici che hanno imposto confini territoriali artificiali, inducendo conflitti tra nazionalità individuali diverse che avevano convissuto insieme per secoli. Ne sono esempio le nazioni sorte forzatamente nell’Europa centrale dove “convivevano fianco a fianco un gran numero di comunità diverse per lingua, costumi e religione: estoni, lettoni, lituani, polacchi, rumeni, ebrei, cechi, slovacchi, magiari e croati”, senza confini territoriali riconoscibili e totalmente privi di coscienza nazionale.

Come nasce l’idea di nazionalismo

L’idea di Kedourie è che il nazionalismo, come dottrina politica basata su identità linguistica, etnica, culturale e religiosa di una comunità, sia nata agli inizi del diciannovesimo secolo, dopo la Rivoluzione francese che aveva realizzato l’aspirazione all’autodeterminazione dei popoli.

Principio quest’ultimo teorizzato da Kant,  secondo cui “l’uomo obbedisce alle regole della morale, che trova in se stesso e non nel mondo esterno” , essendo l’imperativo categorico della legge interna, possibile solo con la libera volontà dell’individuo. Quest’idea avrebbe generato una rivoluzione politica-filosofica declinata agli estremi con il nazionalismo, ancorché tale concezione fosse estranea al filosofo. Sarebbe stato poi Fichte a teorizzare la piena libertà dell’uomo nello Stato, quale totalità delle attività umane, fuori del quale l’individuo non aveva significato.

Il nazionalismo era sconosciuto nell’antichità

Erano grandi centri focali di cultura e civiltà Vienna e Istanbul, abitate da popolazioni miste senza alcuna distinzione e conflittualità tra loro. Né esisteva nazionalismo nell’Impero romano, in cui vi furono imperatori che venivano dalle più diverse parti (Spagna, Dalmazia, Libia, ecc..). Nè vi era nazionalismo nell’Impero ottomano, in cui convivevano decine di etnie diverse. Il nazionalismo ha generato la prima Guerra mondiale e, secondo, Kedourie, anche la seconda, con la pretesa tedesca di annettersi i territori abitati da gente di lingua tedesca.

Il nazionalismo non genera buon governo. Oggi si chiama sovranismo  

Kouderie critica la pretesa nazionalistica anche sotto il profilo della governabilità, per l’errore insito nella falsa coincidenza tra autogoverno e buon governo; infelice incongruenza dimostrata dalle tante nazioni sgovernate da autocrati e dittatori, con grandi sofferenze dei loro cittadini. Oggi il nazionalismo è ancora una teoria diffusa nella cultura socio-politica generale, talvolta mascherato da altri termini quali ‘sovranismo’. È una costante dei partiti di destra, anche se è riuscita ad insinuarsi, nel corso del tempo, persino nella sinistra.

Declino del nazionalismo

Tuttavia l’idea nazionalistica appare in lento declino, a favore di realtà sovranazionali più aderenti alla complessità della situazione economica, politica e sociale contemporanea. L’esempio più evidente è l’Unione Europea, nata nella parte del mondo dove si è combattuta la maggior parte di tutte le guerre dell’umanità. Ma dove ora sono uniti tra loro 28 Stati diversi, con una moneta unica per 19 di essi, e con la prospettiva di raggiungere la futura Confederazione. Perché, come diceva Lord Acton già nel 1862, riportato dallo stesso Kedourie,”Il principio di nazionalità non mira né alla libertà né alla prosperità, che sacrifica entrambe alla imperativa necessità di fare della nazione il modello  e la misura dello Stato. Il suo corso seminerà rovine materiali e morali pur di far prevalere una nuova invenzione sul lavoro di Dio e gli interessi dell’umanità”.

 

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