Yoga Sutra, il contatto con l’Assoluto. Quello che a parole non viene espresso, ma per cui ogni parola è pronunciata.
Quello che non viene pensato nella mente, ma per cui la mente può pensare; ciò che non è percepito con l’occhio, ma per cui l’occhio può vedere; che non è udito con l’orecchio ma per cui l’orecchio ode; che non è respirato nel respiro della vita, ma tramite il quale è conservato.
Sappi che Quello è l’Assoluto e non quello che spesso gli uomini venerano.
Kenopanishad
Nella filosofia dello yoga viene trattata la relazione dell’uomo con l’assoluto o Brahaman, la fonte spirituale dell’universo. L’uomo può essere visto come il polo negativo di una pila che lo connette all’Assoluto. Attraverso questa relazione energetica l’uomo può fare una personale esperienza dell’Assoluto che è dio. La meditazione yoga attraverso tecniche di consapevolezza mentale e presenza fisica aiuta il praticante yogin a lasciar andare le sue preoccupazioni quotidiane per trovare la strada che lo conduca in questa relazione con l’Assoluto. Lo yogin può così giungere a percepire la sua personale esperienza come uomo sulla terra come parte di un disegno più grande di consapevolezza e di crescita. Il Nirvana consiste nell’unione dello yogin con l’assoluto.
Yoga Sutra di Patanjali, il testo di Swuami Vivekananda
Questa è una tappa di un cammino suddiviso in più appuntamenti per illustrare gli Yoga Sutra di Patanjali prendendo a riferimento il testo di Swuami Vivekananda. Vivekananda, servitore di Bharati Mata, la Madre India, è stato il primo ad introdurre lo yoga in Occidente. Questo breve percorso sugli Yoga Sutra è un ringraziamento per la terra dello yoga, l’India.
Vivere qui e ora
Negli aforismi trattati nei precedenti appuntamenti si definisce la natura dello yoga: “Lo yoga è ora”, ma l’attenzione mentale viene mossa dalle Vritti, correnti mentali di associazioni fra pensieri, che lo yogi concentrato sa fermare trovando la sua stabilità interiore, mentre in assenza di concentrazione si identifica con le Vritti e costruisce un’idea di sé stesso. Le Vritti sono cinque: Giusta conoscenza, non discriminazione, falsa nozione, sonno e memoria.
Yoga Sutra di Patanjali, i Sutra più importanti
- अभ्यासवयै ाग्माभ्या ं तणियोध् ॥ १२॥
abhyasavairagyabhyan tannirodhah
L’arresto delle modificazioni della mente (Vritti) si raggiunge con una pratica continua e con il distacco
Ogni individuo ha una sua visione del mondo e di sé stesso, per trovare autenticità e svincolarsi da un passato che si ripete nelle sue azioni; lo yoga indica la via della meditazione e del distacco. Attraverso l’osservazione di sé stesso lo yogin può così sciogliere i suoi legami con il passato.
- तत्र णस्थतौ मत्नोऽभ्यास् ॥ १३॥
tatra sthitau yatno abhyasah
L’arresto delle modificazioni della mente si raggiunge mantenendo stabilmente una data posizione o stato coscienziale
Ogni uomo può essere colto dal desiderio di modificare la realtà con cui ha a che fare per sfuggire da ciò con cui non vuole avere a che fare: sofferenze, fallimenti o delusioni per esempio. In questo tentativo di sfuggire da esperienze spiacevoli la mente si attiva per modificare il fatto accaduto in modo da renderlo gradito. Per interrompere questa attività della mente volta a modificare lo stato dei fatti a proprio favore, Patanjali suggerisce la disciplina della mente e del corpo.
- स त ुदीघकय ारनयै न्तमसय त्कायासणेवतो दृढबणू भ् ॥ १४॥
sa tu dirghakalanairantaryasatkarasevito dridha
-bhoomih
Ci si può radicare nello stato di sospensione dalle Vritti solo con un impegno e una pratica lunga e ininterrotta e con grande amore o dedizione.
- दृष्टानश्रु णवकणवषमणवतष्णृ स्य वशीकायसऻं ा वयै ाग्मभ ॥् १५॥
drishtanushravikavishayavitrishnnasy vashikara
samjna vairagyam
Il primo stato di assenza di desiderio, o vairagya, si ottiene allorché coscientemente si spegne la sete sia degli oggetti percepiti che di quelli immaginati in base alle parole altrui e risulta nella perdita del desiderio di controllare gli oggetti.
In questo Sutra Patanjali inizia a indicare la strada per cogliere i motivi che guidano le nostre azioni con il fine ultimo di uscire dalla reattività o ripetitività dei gesti quotidiani attraverso il raggiungimento del distacco dagli oggetti esterni. Le nostre azioni sono guidate da ciò che vediamo direttamente o da quanto suggeriscono le esperienze altrui. Le nostre azioni sono in questo modo continuamente guidate dall’esterno. La rinuncia a questi due moventi dell’azione è necessaria per poter raggiungere una chiara visione. Per esempio: se un uomo ti ruba un orologio mentre cammini per la strada, la tua mente ti porterà ad un’esplosione di rabbia e confusione. Se riesci a prevenire questo scatto di rabbia allora stai praticando vairagya.