Il controintuitivo e il digitale, e ripensare tutto

logo della rubrica Aristotele Digitale che mostra una scultura del filosofo, ma solo la testa
Il digitale e il pensiero controintuitivo

Più cerco di comprendere il digitale e più mi ritrovo a pensare in modo controintuitivo, e lo avverto come qualcosa di innaturale (maledizione!) . Un po’ quello che succede con la fisica quantistica quando cerchi di comprendere l’engagement. Dura da accettare, ma è così.

Comunque questo significa che io posso pensare al di là della mia stessa esperienza, della mia stessa “natura”, e che posso pensare a qualcosa che so già non potrò mai esperire. E questo significa che il pensiero ha una qualche propria (ribadisco propria) capacità di trascendere la mia finitudine, la mia condizione umana, la mia corporeità e persino la mia spiritualità. 

I limiti dell’esperienza 

Qualcuno dirà :”Perché stupirci? La filosofia non solo ce lo dice da quando è nata, ma proprio su questo ha costruito il suo regno “. Tutto bene, quindi, continuano ad andare a scuola di filosofia, non può che fare bene.

Mi sorgono però alcuni dubbi. Percorrere sentire pensieri controintuitivi significa che l’intuizione, e in parte anche l’esperienza, non possono dar conto del tutto e di tutto. Significa, inoltre, che la mia esperienza è comunque limitata,  non può dar conto del tutto, e che comunque c’è una significativa differenza tra esperienza e pensiero.

Abbiamo infatti considerato la nostra intelligenza come qualcosa che trascende la nostra esperienza e può cogliere non solo la nostra capacità intuitiva, ma anche il fatto che il mondo nella sua totalità è comunque come noi e per noi. Quindi tutto “ci è dovuto”.

Ci è giunta inoltre la lezione che ciò che trascende non è solo una potenza, ma anche un limite e che la nostra presunzione antropica, la nostra convinzione di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio – e quindi del Tutto – andrebbe per lo meno sottoposta a qualche dubbio. E questo ci ha dato un certo conforto nel tenere separata esperienza e intelligenza e quindi nell’avviarci verso un pensiero controintuitivo, con conseguenze impensabili. Che è poi uno dei vantaggi che ci viene dalle scienze, anche se esse continuano a fare di tutto per farsi legittimare dall’empiria, cioè da una presunzione di verità tra esperienza, conoscenza, mondo. 

E allora viene da chiedersi: da dove ripartire?

Di proposito pongo una proposizione certamente provocatoria, quasi pazzesca, e cioè che i dati dell’esperienza antropica non dovremmo più usarli come principio di verità. E la ripartenza ovviamente è nel digitale, no?