Una mostra di Fausta Squatriti, occasione di aggiornamento del dialogo arte e Chiesa

Una mostra di Fausta Squatriti, occasione di aggiornamento del dialogo arte e Chiesa

In una Milano “covizzata”, e fino all’ultima parte del 2021, la Chiesa di San Bernardino alle Ossa (piazza Santo Stefano) ha ospitato un’installazione  site  specific  di Fausta Squatriti. Titolo: “Opera al nero”, a lei familiare per l’attenzione che da anni dedica al romanzo di Marguerite Yourcenar “L’oeuvre au noir”(1968). Organizzazione della galleria Bianconi, curatrice Elisabetta Longari. Gli interventi installativi della Squatriti si sono innestati accanto alla grande croce in ferro e al dittico in permanenza nella chiesa e anche nell’ossario dove hanno agito disegni appositamente realizzati.

Il momento inaugurale è stato segnato anche da un intervento del saggista Bertand Levergeois che ringraziamo per averci offerto passi salienti della sua riflessione che qui di seguito pubblichiamo volentieri essendo peraltro anche un contributo di carattere generale sul tema.

Innanzitutto, vorrei salutare insieme a voi questa mostra di opere di Fausta e questo incontro intorno al catalogo appena pubblicato. Questa iniziativa è da accogliere con entusiasmo perché testimonia una volontà comune, una volontà dell’artista e del curatore della mostra, così come una volontà della Chiesa – la volontà di ridare all’arte il suo giusto posto.

La Chiesa e l’Arte

Non è lontano il tempo in cui la parola del pontefice ci ha guidato su questa strada. Nel maggio 1964, nella stessa Cappella Sistina, Papa Paolo VI, in una famosa omelia, dichiarò che era necessario, cito, “ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti”.

Alla chiusura del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965, ha dato forma al ristabilimento di questa amicizia rivolgendo un nuovo messaggio agli artisti, cito ancora: “Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani…”

Il pensiero di Simone Weil

Quest’altro bisogno, quello della bellezza, era già stato sottolineato a suo modo dalla filosofa Simone Weil, che aveva affermato: “In tutto ciò che suscita in noi il sentimento puro e autentico della bellezza, c’è veramente la presenza di Dio. C’è quasi un’incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. La bellezza è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile. Ecco perché ogni arte di primo ordine è, in sostanza, religiosa.”

Le dichiarazioni di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI

Un altro pontefice si è rivolto agli artisti con lo stesso spirito. Nella sua lettera del 1999 agli artisti, Papa Giovanni Paolo II ha riaffermato il desiderio della Chiesa di un rinnovato dialogo e collaborazione: “Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, dichiarava, la Chiesa ha bisogno dell’arte.” E, aggiungo, la Chiesa ha bisogno di questa bellezza perché, come sottolinea Papa Giovanni Paolo II, “la bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana nostalgia di Dio che un innamorato del bello come Sant’Agostino ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! ”.

Più recentemente, nel 2009, Papa Benedetto XVI ha incontrato gli artisti, ancora una volta nella Cappella Sistina, un luogo altamente simbolico della creazione. Quarantacinque anni dopo la storica omelia di Papa Paolo VI e dieci anni dopo la pubblicazione della Lettera agli Artisti di Papa Giovanni Paolo II, il Santo Padre ha voluto rinnovare l’amicizia della Chiesa con il mondo dell’arte. La Chiesa ha dunque bisogno di arte e delle sue bellezze.

L’Arte e la Chiesa

Ma si può dire anche che l’arte abbia bisogno della Chiesa? Questa domanda apparentemente provocatoria, è stata posta ancora una volta da Papa Giovanni Paolo II. “In realtà, dice, se intesa nel giusto senso, ha una sua motivazione legittima e profonda. L’artista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dell’ineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente di ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dell’anima che è la religione ? Non è forse nell’ambito religioso che si pongono le domande personali più importanti e si cercano le risposte esistenziali definitive?”.

Notre-Dame

Ne volete una prova, proprio oggi, nel giorno dell’anniversario del miracolo del sole a Fatima? Come sapete, l’incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame a Parigi nell’aprile 2019 è stato  una tragedia: la fase di messa in sicurezza e consolidamento è appena terminata ed i lavori di restauro inizieranno quest’inverno.

Ma quello che molti non sanno è che i primi arrivati sul luogo della tragedia, ancora in preda alle fiamme, in nuvole di cenere, sono rimasti stupiti nello scoprire in mezzo all’oscurità, nel coro della cattedrale, immutata e splendente con tutto il suo oro, la Croce e la Gloria dell’artista Marc Couturier, intatta. Immacolata. Il fuoco non aveva nemmeno toccato quest’opera d’arte.

Nel ‘94, Marc Couturier era stato scelto tra un gruppo di quattro candidati per crearlo nell’ambito di un concorso avviato dalla Diocesi di Parigi in collaborazione con la Commande publique de l’État. Gli altri artisti candidati erano Christian Boltanski, Luciano Fabro e Piotr Kowalski, tutti di fama internazionale per il loro lavoro nel campo delle arti visive.

Il lavoro di Fausta Squatriti

Una mostra di Fausta Squatriti, occasione di aggiornamento del dialogo arte e Chiesa

Ecco, il bisogno dell’arte. Il mistero della bellezza. Ecco Fausta Squatriti. Attraverso la sua doppia postulazione, verso il cielo, spirituale, con la sua esaltazione della geometria, così come verso la terra, materiale, con le sue riproduzioni dei nostri limiti, che sia un teschio che riecheggia quelli dell’ossario di questa chiesa così come noi stessi, con i suoi fiori che parlano di eternità ed effimero, con il suo universo di trascendenza del dolore, anche Fausta Squatriti ci restituisce all’arte e alla bellezza.

Così l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti è stata ancora una volta ristabilita.

Dopo mesi e mesi di pandemia, paura, sofferenza e dolore, è ora di rinascere all’arte e alla bellezza. Grazie Fausta per aver contribuito così bene a questa degna missione.

Come ci ha ricordato Mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura della curia di Milano, l’Arcivescovo di Milano ci ha invitato per il prossimo anno, ad imparare a pregare, imparare a pensare, imparare a sperare oltre la morte e imparare a prenderci cura di noi stessi. Uniti, liberi e lieti come la Chiesa stessa, potremo rinascere nella fraternità e nella creazione, ispirati dall’ardente pazienza del poeta Arthur Rimbaud. Con lui e con il lavoro di Fausta Squatriti, possiamo dire “solo con ardente pazienza possiamo conquistare la splendida città che darà luce, giustizia e dignità a tutti gli uomini. Così la poesia [aggiungo: l’artista] non avrà cantato invano.”

 

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