Democrazie e politiche anticlimatiche

Democrazie e politiche climatiche
Foto di NPS - United States National Park Service (NPS). Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17444

Le politiche climatiche

Il fragore dei colpi di cannone che scuotono l’Ucraina rischia di essere surclassato da una specie di onda anomala planetaria di fronte alla quale nessuno sa bene cosa fare ma tutti dichiarano di volere affrontare. Parliamo del riscaldamento globale, che ormai è divenuto una questione di scelte politiche.

La realtà

Recentemente il Guardian ha pubblicato una ricerca secondo la quale almeno il 98% degli europei respira sostanze sicuramente tossiche. Addirittura i due terzi della popolazione del Vecchio Continente vive in aree in cui i livelli degli inquinanti sono stabilmente il doppio di quanto raccomandato dall’OMS come limite massimo da non superare.

Nella Macedonia del Nord i 2/3 dei cittadini 4 volte al di sopra di tale limite, per quanto riguarda il PM2,5. Sei volte di più per l’inquinamento atmosferico nella capitale Skopje. 400.000 decessi costituirebbero il costo umano di questa silenziosa catastrofe. In Italia – e forse in Europa – il primato per la tossicità dell’aria tocca alla Pianura Padana fortemente industrializzata e “chiusa” dalla catena alpina.

Londra, dietro front sulle politiche climatiche

Il sindaco di Londra Rishi Sunak, dopo aver promesso una riduzione dell’inquinamento grazie a una conversione forzata ai motori elettrici entro il 2030, si è rimangiato l’impegno preso, spostando la data al 2035. Le proteste degli ambientalisti si sono aggiunte a quelle degli stessi costruttori di automobili che avrebbero bisogno di conoscere con assoluta certezza i tempi della conversione dei propulsori per programmare investimenti e pianificare bene la produzione secondo le nuove norme.

In questo contesto i politici hanno il problema di scegliere se guardare al futuro delle giovani generazioni o alle prossime tornate elettorali. Per quanto si moltiplichino le organizzazioni ambientaliste, esse non costituiscono forze politiche che possano appoggiare scelte radicali e impopolari. In questo caso il rispetto dei principi democratici ha necessariamente la meglio su strategie sociali dolorose ma necessarie. Almeno fino a quando l’evidenza dei problemi non sarà tale da costringere tutti a correre per recuperare il tempo perduto.

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