Brexit fatta per il regno (dis)unito

l'immagine mostra una medaglia metallica su cui sono incise le bandiere della union jack a sinistra e quela dell'Unione europea a destra, come se fossero du lati di una maglia, separata da una zip (anch'essa incisa)
"Brexit medal" by (Mick Baker)rooster is licensed under CC BY-ND 2.0

Millecinquecento pagine. Tante ne sono servite per fissare i punti chiave dei futuri rapporti fra i 27 e l’Inghilterra. Johnson cerca di vendere agli inglesi questo accordo come una vittoria. Ma i suoi connazionali non ne sono troppo convinti. Dopo quasi tre anni di trattative vengono fissati i regimi daziari per l’import – export fra le parti. Londra ottiene quasi l’esclusiva sulla pesca nelle sue acque, la UE che siano rispettati gli standard dell’Unione nel regime di concorrenza. Non ci saranno blocchi doganali fra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda e tutto il resto sarà contrattato agli inizi del nuovo anno. Addio al programma Erasmus che aveva coinvolto nove milioni di ragazzi. Troppo costoso per Londra.

Le zampogne scozzesi si fanno sentire fino a Londra …

Il Primo Ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha bollato la sospensione dell’Erasmus come opera di «vandalismo culturale», né è stata più tenera riguardo a tutto il resto. La maggioranza degli scozzesi è stata trascinata fuori dall’Unione contro la sua volontà e ciò rinfocola non poco il progetto indipendentista.  La signora Sturgeon ha dichiarato che farà i passi dovuti per separarsi legalmente dall’Inghilterra e rientrare nell’Unione. A Bruxelles un nutrito gruppo di parlamentari di vari Paesi l’appoggia. Il governo scozzese aveva già presentato a Londra la richiesta di un nuovo referendum sull’indipendenza di Edimburgo, ma sul Tamigi si temporeggia.

e i politici gallesi si lamentano per la chiusura delle fabbriche

Non è una grana da poco se si considera che anche lungo le coste del Galles serpeggiano sentimenti antilondinesi al cianuro. Ci si lamenta del fatto che il governo centrale non aiuta abbastanza chi resta senza lavoro e l’economia locale in generale. Probabilmente la Ue sarebbe più generosa.  Certamente il Principato non è demograficamente tanto importante quanto la Scozia, ma l’effetto psicologico di questa ventata separatista ne sarebbe alimentato. Perfino il popolo  dell’Ulster, da sempre dipendente da Londra, incomincia a riflettere sull’unificazione dell’Irlanda. Insomma il Regno trema e il Re è nudo.