Arte nuova, uomo nuovo

immagine colori, opera d'arte di Vittorio Mazzucconi, a sinistra figura femminile protende le braccia verso altra figura reclinata a terra, colori freddi, sfondo architettonico con arco e colonne aperto su cielo rosa
di Vittorio Mazzucconi

Il punto è questo: può esistere l’uomo senza l’amore che, per mezzo della complementarità fra femminile e maschile, spinge noi e tutte le altre creature ad accoppiarsi e a generare così la vita? Può esistere un mondo in cui non ci sia la stessa complementarità, allargata a dei piani più generali, quali quello della vita e della morte, o quello in cui la materia è fecondata dallo spirito come il femminile dal maschile? E, se ci rendiamo conto di questi vitali e perenni processi, pensiamo che essi siano possibili di per sé, senza un motore, un centro che imprima loro movimento e vita? Sarebbe come credere che la terra ruoti intorno a… niente, nell’assenza di un sole.

Un’immagine e un pensiero che sembrano forse andare troppo lontano, ma tale centro non è un’astrazione ne è solo un astro nel cielo, è una viva presenza all’interno di noi, come di ogni creatura. Privilegio e anzi caratteristica fondamentale dell’uomo è di esserne consapevole, anzi di poterlo essere mentre in realtà ne è dimentico, soprattutto nel nostro tempo. Parlando quindi di arte, pensiamo che essa, al pari della scrittura, possa e debba esprimere questo privilegio, questa caratteristica, questa realtà di un uomo consapevole, non solo del mondo fisico sulla cui circonferenza egli vive febbrilmente ma del proprio centro interiore, in cui troverà Dio, ossia la sua origine e il suo fine.

Sappiamo però che, accanto a tale arte, ci saranno pur sempre delle arti indirizzate agli aspetti esteriori e fenomenici del mondo – una volta se ne parlava come di “arti minori “– Ce ne sarà sempre un mercato anche se possibilmente ridimensionato rispetto alla follia attuale, si continuerà a fare dei musei di arte contemporanea che somigliano a dei negozi di giocattoli, ma, se vorremo trovare una grande arte, quella che sa scandagliare ed esprimere l’anima umana, come e dove la cercheremo? Nei grandi musei dell’arte del passato, negli edifici in cui ne erano raccolte ed esaltate le testimonianze civili, nelle chiese in cui venivano celebrate le vite dei santi e dell’uomo meraviglioso che era chiamato “figlio di Dio”? Forse una figliolanza immaginaria, mentre erano proprio le opere d’arte a meritare l’onore di una tale qualifica, in quanto erano generate, attraverso gli artisti, dallo Spirito, lo stesso che anima e trasforma la materia del mondo, lo stesso che è nel centro dell’uomo.

La troveremo magari anche in qualche buon film o fra gli scaffali di una buona libreria, ma difficilmente in una galleria d’arte, poiché le sole opere d’arte che una volta vi erano esposte sono finite nei musei, senza parlare delle più grandi e significative che stanno nei luoghi in cui sono nate ed hanno partecipato alla vita politica, culturale e religiosa.

Ma dove è andato a finire l’uomo che era capace di fare tali opere? Un immenso patrimonio artistico ce ne parla, mentre tale uomo parlava solo di Dio, sia pure con parole e forme che ci sembrano oggi sprovviste di senso. Nascosto in esse c’era in realtà il suo alto concetto dell’uomo, quale un interiore archetipo a cui costantemente si riferiva. Se lo paragoniamo all’archetipo dell’uomo di oggi, che è piuttosto uno stampo che non un archetipo, c’è di che rimanere sbigottiti: è l’uomo che guarda solo al suo benessere, l’uomo appiattito in esso, che sa solo consumare e, dopo una vita inutile, morire.

Se, nonostante tutto, ci sono ancora degli artisti, non lasceranno certo dietro di sé figurazioni di santi e di eroi, squarci di divino o almeno di esaltazione, apertura e speranza, ma solo i piccoli e ridicoli sgorbi con cui, da vivi, si erano ingegnati a mentire a se stessi e al prossimo. Uomini incompleti, deviati o immaturi, questi artisti, come lo sono d’altra parte anche molti altri attori della commedia che si recita attualmente nel mondo. Una commedia che sta per trasformarsi in una tragedia, che l’arte, come tante altre attività umane, sta prefigurando.

Ha senso parlare di un’arte diversa, che essa sia maggiore o minore, immaginandone magari un migliore futuro? Forse, ma essa potrà fiorire solo dopo la catastrofe quando, oltre a un’arte nuova e vera, ci sarà un uomo vero e nuovo.

vittoriomazzucconi.it