Tra produzione e arte

scienza e filosofia - illustrazione digitale, scritta nera

Introduzione, prima parte

Ciò che mi muove è la convinzione che quando cambia un modo di produzione cambia tutto, proprio tutto: i rapporti sociali, l’economia, la politica, il modo di pensare, rappresentare e produrre mondi e persino la nostra stessa identità, il modo in cui si configura il soggetto (il sé e il noi). 

Non siamo più nel modo di produzione industriale, ma siamo totalmente immersi in quello digitale. Questo non significa assolutamente che non continui la produzione industriale, non vuol dire che non si continui a produrre merci – anzi! -, significa che a governare l’intero sistema sociale ed economico è il digitale, in particolare nelle sue modalità IoT. 

A governare il tutto sono procedure, linguaggi, sistemi, valori, nei modi del digitale.

Penso necessario da una parte interrogarci su cosa sia il digitale, riflettere sulle sue ragioni, fenomenologie, presupposti, filosofie (nel caso esistano), logiche, etc. etc. e, dall’altra cominciare a tracciare una critica dell’economia politica del modo di produzione digitale per far emergere -e quindi provare a interagire e governare- le sue potenzialità e contraddizioni.

Ogni sistema (o se vogliamo ogni modo di produzione) può essere di per sé negativo o positivo. I sistemi hanno ragioni autoreferenti (storicamente determinate)  che non possono essere giustificate dal punto di vista etico/morale se non in nome della ragione storica determinata. Vanno governati. Ogni potere è situato e ha in sé la possibilità di essere governato, altrimenti non sarebbe un potere. Non si dà in sé né il male né il bene assoluto. Questo è lo spazio della politica. Il possibile è sempre disponibile.

Ho affermato: tutto cambia!

Proverò ad intercettare volutamente in modo asistematico ( va usata la dimensione casuale, stocastica, non come un difetto, ma come una apertura al possibile e all’evento) questioni, temi, problemi, paradossi evidenze, contraddizioni, del digitale, provando ad avere lo sguardo del bambino della favola che dichiara a tutti che il re è nudo e che non lo fa perché ha qualche rancore contro il re o per qualche ragione politica. Lo fa perché l’ingenuità si attiva a fronte dell’evidenza.

Intendo usare alcune parole (vedremo in seguito perché e come la parola, le parole, il linguaggio, i linguaggi, assumono una valenza del tutto particolare e inaspettata nel multiverso digitale).

Incomincerò dall’arte perché è ciò che ci consola offrendoci -così la viviamo- il “gusto” dell’eterno. Non consolazione (e ipocrisia) di poco conto,  perché comunque ha sempre a che vedere con la tecnica e, come ben sappiamo, anche il digitale è anche e non solo questione tecnica.