Michael Sorkin può ben essere visto come un visionario appassionato. Ha capito che
il brusio universale delle persone che vivono nel cyberspazio e comunicano principalmente attraverso le lunghezze d’onda globali è ormai una realtà, un utilissimo set di strumenti che presto diventerà routine. A questo proposito, i computer sono proprio come ogni altra tecnologia esotica che ha alimentato iperbolicamente la fantascienza e si è trasformata persino in curiosità nostalgiche nelle aste di antiquariato.
Nel progettare pensando alla città futura, ha riconosciuto che la gente è stanca di guardare tutto il giorno gli schermi digitali e i sit-com durante la notte. E allora perché mai dovrebbero volere che il loro vicinato sia un’altra estensione della realtà virtuale? Il fatto è che le persone hanno bisogno e apprezzano più che mai l’interazione a causa della tecnologia informatica. Nella città di Sorkin, camminano, parlano, si siedono sugli scogli, curano i loro giardini e respirano aria più pulita. Preservare questa realtà auspicabile è l’obiettivo fondamentale della sostenibilità e la principale sfida di progettazione urbana per il futuro.