A2A, competizione per i fondi europei

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A2A prevede per i prossimi 10 anni 16 miliardi di investimenti, di cui 10 per le rinnovabili e 6 per l’economia circolare. Al Recovery Fund vengono richiesti 3,1 miliardi. Le voci sono teleriscaldamento, centrali a ciclo combinato, centrali a gas, ciclo idrico. I colossi statali e i bracci armati dei comuni si presentano da protagonisti per i fondi europei.

É stata proprio Letizia Moratti a volere ad ogni costo la parità di partecipazione azionaria con il Comune di Brescia all’atto di fusione tra le due municipalizzate. Fu sacrificata, senza rimpianti della classe politica, la Biblioteca Europea, un progetto grandioso da più di 100 milioni di euro.

La nuova sede di A2A allo Scalo Romana, ora in via di rigenerazione, sarà un imponente grattacielo con l’intento preciso di modificare la skyline di tutto il quadrante sud di Milano.

La crisi e la fine del governo Conte hanno ruotato attorno ai finanziamenti del Recovery o Next Generation Fund. Ora arbitro il nuovo primo ministro Mario Draghi, le forze politiche sembrano accordarsi in modo relativamente pacifico su quanto dare al Nord, quanto al Sud, quanto al settore privato dell’economia, quanto a quello pubblico. Sono 209 miliardi di euro. I tempi e la severità delle regole messe in campo da Bruxelles per accedere all’approvazione dei progetti e alla successiva pluriennale rateizzazione del finanziamento, a fondo perduto e a debito, riducono il numero dei concorrenti. Piccole e medie imprese sono completamente escluse.

Attraverso il braccio di A2A i suoi grandi azionisti, e cioè Milano e Brescia, possono essere competitivi con tutti gli altri grandi prenditori di fondi in Italia. Si siedono al tavolo con voce in capitolo. Si compete con ENEL, ENI, Terna, Poste Italiane, RFI, Anas, poi tutte le altre municipalizzate come Iren e Acea. Sono avversari durissimi. La taglia conta molto, così come la capacità di realizzare i progetti e la forza finanziaria di chi vuole accedere ai fondi.

Contano gli schieramenti politici e i pesi degli elettorati. L’entità dei fondi è anche più grande di quelli del Piano Marshall del dopoguerra. A2A è lo strumento per cercare di prendere i fondi. Gli azionisti di A2A, il Comune di Milano e quello di Brescia, non possono presentarsi a mani vuote alle prossime elezioni di primavera. Confindustria, con il suo presidente Carlo Bonomi, protesta, sostenendo che i progetti presentati stavano già nei cassetti da anni. Agli industriali proporne di altri.