
E se l’apocalisse zombie non fosse la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa di nuovo? Con Pluribus ( in sviluppo da 10 anni ), Vince Gilligan offre una lettura originale e sorprendente del genere, trasformando i morti viventi da minaccia esistenziale a specchio dell’umanità. Non si tratta di sopravvivere alla fine del mondo, ma di scoprire una nuova visione di cosa significhi essere “vivi”.
Il titolo è un richiamo al motto latino “E pluribus unum” (“Da molti, uno”), suggerendo un’esplorazione della tensione tra individualismo e collettività, o l’idea che in un mondo di molti, l’unicità del singolo venga cancellata o uniformata in un’unica entità
Il sogno dei buonisti che diventa incubo
La premessa di Pluribus è tanto brillante quanto inquietante: Un virus si diffonde da un laboratorio e genera una mutazione nel comportamento degli esseri umani. Dopo anni di morti viventi che corrono, saltano e diffondono spore fungine, Gilligan introduce qualcuno direbbe una nuova categoria di zombie. Sono i morti gentili, creature che conservano tracce di compassione e umanità. Ma è proprio questa gentilezza inaspettata a rendere tutto più disturbante.
Il sogno di molti buonisti che diventa incubo: cosa succede quando gli zombie smettono di essere nemici da abbattere e iniziano a sorridere? La serie esplora questo paradosso con l’intelligenza narrativa che ha reso celebre il suo creatore.
“Essi sorridono”: un ribaltamento iconico
In un chiaro riferimento al celebre film di John Carpenter Essi vivono, Gilligan ribalta il concetto: non più “They Live”, ma “They Smile”. Se nel film di Carpenter gli alieni si nascondevano dietro facce umane, in Pluribus sono gli zombie a mostrare un volto inaspettatamente umano, rendendo impossibile la semplice dicotomia tra vivi e morti, tra noi e loro.
Il ritorno del maestro di Breaking Bad e Better Call Saul
Vince Gilligan porta in questa nuova avventura tutto il bagaglio di esperienza maturato con Breaking Bad e Better Call Saul. La sua straordinaria capacità di costruire personaggi moralmente complessi, di esplorare le zone grigie dell’animo umano, trova in Pluribus il terreno perfetto per spingersi ancora oltre.
Un cast stellare e una regia visionaria
A guidare questa storia è una protagonista straordinaria (Rhea Seehorn) che dà volto e anima a una narrazione complessa e stratificata. Le sue doti interpretative si sposano perfettamente con le straordinarie capacità visive e di montaggio che caratterizzano la serie.
La qualità filmica è quella che si può aspettare dagli autori di già due serie di culto. Montaggio, inquadrature e musiche sono di assoluto pregio.
Un nuovo capitolo per il genere
Con Pluribus, Vince Gilligan dimostra ancora una volta che i limiti di un genere esistono solo per chi non ha il coraggio di superarli. La serie non racconta l’ennesima apocalisse, ma pone domande scomode: e se la vera mostruosità non risiedesse negli zombie? E se la gentilezza, in un mondo post-apocalittico, fosse la cosa più terrificante di tutte?
In un panorama televisivo affollato, Pluribus emerge come un’opera coraggiosa e necessaria, capace di far riflettere tanto quanto di intrattenere. Il maestro di Breaking Bad ha ancora molto da dire, e questa volta lo fa con un sorriso. Uno zombie sorridente.
© Riproduzione riservata
Vedi anche
Video>>






