The European countries against Russia/ Rosatom, ed è subito uranio

Rapporti di fornitura, The European countries against Russia/ Rosatom, ed è subito uranio
De Molen (windmill) and the nuclear power plant cooling tower in Doel, Belgium. Foto di Trougnouf - Opera propria, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=68549985

It is really embarrassing the silence that hangs over the EU’s recent tenth package of sanctions against Russia. You can wonder why the 27 European countries supporting Ukraine go on carefully avoiding to interrupt the import of uranium and diamonds of which Moscow is the largest producer.

The largest uranium company in the world which enriches it and adapts it to civil use for atomic power plants is called Rosatom. Such public company depends completely on the political bodies in Moscow.

Atomic power plants

President Putin created Rosatom in 2007. It is a giant that makes possible the operation of various European nuclear power plants: six in the Czech Republic, four in Slovakia, two in Finland, two in Bulgaria.

Rosatom also takes care of the maintenance of the plants and the supply of spare parts. It wouls be an absurd idea of replacing Rosatom with Western companies. Actually, the components and technologies used to make them work are different from those in Europe or the United States.

A very long operation

Anyway, the European concerned countries are trying to replicate Russian components and looking for other uranium suppliers, such as Niger and Kazakhstan. Oviously, it a very long operation.

The only country that has explicitly refused Rosatom’s services is Victor Orban’s Hungary. The opposition of the Budapest leader is easily understandable. In fact, 30% of his country’s electricity is ensured by the collaboration with that Russian company. Two other plants are currently under construction. Soon as they are operational, Hungary will depend on the Russian company for 70% of its electricity.

As far as the export of rough diamonds from Russia is concerned, Belgium is hindering the interruption of the trade flow. 85% of the diamonds traded in the world pass through Antwerp where they are processed and placed on the global market. The income from this sector is an important item for Belgium which can not give up about such matters.

Is it possible to create an integrated world economy by making it go together with the security, economy and sovereignty of individual states? In this aim we would need a kind of a world government, but at the moment we are far from it. Probably such thoughts are a pure utopia.

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Un imbarazzante silenzio grava sul recente decimo pacchetto di sanzioni deliberate dall’EU contro la Russia. Più precisamente ci si chiede perché i 27 Paesi europei che sostengono l’Ucraina continuano a guardarsi bene dall’interrompere l’importazione di uranio e di diamanti di cui Mosca è il massimo produttore.

La questione è maledettamente semplice. La più grande azienda del mondo che si occupa di estrarre l’uranio, arricchirlo e adattarlo a uso civile per le centrali atomiche si chiama Rosatom, azienda pubblica che dipende completamente dagli organi politici di Mosca.

Rosatom, difficile da sostituire

Creata nel 2007 da Putin, si tratta di un colosso che rende possibile il funzionamento di varie centrali atomiche europee. Più esattamente sei nella Repubblica Ceca, quattro in Slovacchia, due in Finlandia, due in Bulgaria. Rosatom si occupa anche della manutenzione delle centrali e della fornitura dei pezzi di ricambio. Sostituire la Rosatom con aziende occidentali è quasi impossibile, perché la componentistica e le tecnologie adoperate per farle funzionare sono diverse da quelle europee o statunitensi.

Rapporti di fornitura e opportunità tecnico/politiche

Ovviamente nell’ottica di rendere efficaci le sanzioni contro Putin i Paesi europei interessati stanno replicando la componentistica russa e cercando altri fornitori di uranio, come il Niger e il Kazakhstan. Si tratta però di un’operazione che richiede tempi piuttosto lunghi.

L’unico Paese che si è rifiutato esplicitamente di fare a meno dei servizi di Rosatom è l’Ungheria di Victor Orban. L’opposizione del leader di Budapest è facilmente comprensibile dal momento che il 30% dell’energia elettrica del suo Paese è assicurato dalla collaborazione con Rosatom. Quando saranno operative altre due centrali attualmente in costruzione, l’Ungheria dipenderà dall’azienda russa per il 70% della sua energia elettrica.

Belgio e Russia, rapporti di fornitura/reciproci vantaggi

Per quanto riguarda l’esportazione dei diamanti grezzi dalla Russia è il Belgio ad ostacolare l’interruzione del flusso commerciale. L’85% dei diamanti commercializzati nel mondo passano per Anversa dove vengono lavorati e messi sul mercato planetario. Le entrate provenienti da questo settore rappresentano una voce troppo importante per un Paese delle dimensioni del Belgio perché vi si possa rinunciare facilmente.

Una riflessione si impone al di là delle contingenze attuali. È possibile realizzare un’economia mondiale integrata facendola convivere con la sicurezza, l’economia e la sovranità dei singoli Stati ? Probabilmente con un governo mondiale sì, ma per il momento ne siamo ben lontani. E non siamo certi che non si tratti di una pura utopia.

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