Africa Domani/ Parte 1 di 3, La Russia

AFRICA DOMANI/ Parte 1 di 3/ La Russia di Putin
418° divisione dragamine della 68° brigata di navi OVR. Sebastopoli. Crimea. Russia. Maggio 2015 Ph di Vadim Indeikin, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59915564

Mentre l’opinione pubblica mondiale si concentra sulle due sanguinosissime guerre in Ucraina e nella striscia di Gaza, nel silenzio quasi totale assistiamo anno dopo anno alla progressiva crescita dell’importanza dell’Africa. Se ne parla solamente a proposito delle ondate migratorie che investono l’Europa.

Chi punta all’Africa?

Ma altrettanto importante è il fatto che il continente nero ha risorse demografiche e materiali che potrebbero fare pesare la bilancia dalla parte di uno dei due – o più – blocchi che prima o poi si scontreranno per ridisegnare i rapporti di forza troppo incerti e variabili del mondo attuale. Qualcuno ha scritto che tutto il mondo sta “corteggiando” l’Africa. Se di corteggiamento si tratta, quello che viene definito l’”Occidente Globale”, con il suo passato coloniale ed eurocentrico, non parte favorito in questa inedita competizione.

Putin accerchia silenziosamente l’Europa

La lenta avanzata dell’influenza russa nell’area del Mediterraneo costituisce un evento storico di enorme importanza perché fin da quando Mosca acquisì una certa forza militare, gli zar si resero conto che l’accesso libero alle coste europee avrebbe fatto del più grande Paese del mondo anche il più forte economicamente e militarmente.

La “riconquista” della Crimea del 2014 e l’attuale guerra con l’Ucraina devono essere interpretate come parte dell’ambizioso progetto di far avanzare verso Ovest il secolare fronte euro–russo. Tale manovra forse più “silenziosa”, ma anche più pericolosa per l’Europa si snoda sulle rive del Mediterraneo. Già dal 1971 Mosca disponeva sulla costa siriana di una base navale, il porto di Tartus ad uso rifornimento e manutenzione delle proprie navi.

Nel 2011 Mosca venne in aiuto del regime siriano, aggredito da una multicolore e improvvida coalizione internazionale che sembrava vincente. Il dittatore Bashar al-Assad, invece, riuscì a resistere e a mantenere il potere fino ad oggi. Nel 2017 Assad concesse, così, al Cremlino piena sovranità sul territorio della base, permettendo quindi l’attracco di navi da guerra.

L’avvicinamento all’Africa, il turno dell’Egitto

Adesso è la volta dell’Egitto, dove la popolazione cresce di un milione di unità ogni 250 giorni (fonte CAPMAS – Central Agency for Public Mobilization and Statistics, https://www.capmas.gov.eg/HomePage.aspx ). Rosatom, la società statale russa per l’energia atomica, sta costruendo a El Dabaa la prima centrale nucleare egiziana di ultima generazione.

Approfittando della debolezza del regime di Abdel Fattah al-Sisi, Mosca effettua massicce spedizioni di armi ed equipaggiamenti in un Paese chiave del Mare Nostrum, che controlla quasi totalmente il Canale di Suez. Si tratta di una delle vie d’acqua più importanti per il commercio mondiale: lo attraversano 2.000 navi al mese, interessando il 40% dell’interscambio con l’Italia. Solo nelle ultime settimane il Cremlino, a corto di armi in Ucraina, ha chiesto ad al-Sisi consistenti contributi in armamenti.

A sud dell’Egitto anche il Sudan, dilaniato dalla carestia e da una guerra civile infinita, è oggetto dell’espansionismo di Mosca. Affacciato sul Mar Rosso, confinante con Egitto e Libia, il Paese occupa una posizione strategica importantissima nel quadrante africano nordorientale. Il Consiglio Militare sudanese di recente ha formalmente autorizzato la Russia a costruire una base navale sul Mar Rosso.

Libia, trattative in atto

E se tutto questo non bastasse, l’esperta diplomazia moscovita sta negoziando con il governo libico di Khalifa Haftar la costruzione di una base militare in pieno Mediterraneo a poche centinaia di chilometri dall’Italia, nel quadro di una più ampia cooperazione militare con l’Esercito Nazionale Libico (fonte Bloomberg). Sulla base di essa le navi militari russe potrebbero avere accesso incondizionato al porto di Tobruk e in altri scali libici.

Mosca va rafforzando la sua presenza militare nel Paese come mostrano le foto di decine di soldati che sbarcano da un aereo da trasporto nella base di Brak al-Shati nella parte centro-occidentale del Paese controllata dal Khalifa Haftar. Dalla base navale siriana di Tartus sono partite le navi da trasporto che hanno scaricato a Tobruck, in Cirenaica, equipaggiamenti e veicoli di vario tipo. Secondo fonti sicure i russi forniscono al generale Haftar anche artiglieria, lanciarazzi e blindati. I circa 1.500 uomini che stazionano sulle sabbie libiche manovrano i sistemi di difesa aerea che hanno trasportato e si avvalgono della copertura di una decina di Mig e Sukhoi.

La Francia e gli avvertimenti all’Ue

Tanto basta a spiegare i toni perentori con cui il Presidente Macron, che deve gestire il fallito postcolonialismo francese, ha richiamato un’Unione Europea sonnacchiosa e impotente a prendere iniziative adeguate di fronte a questo panorama e a considerare l’ipotesi di una mobilitazione sul territorio ucraino, fino a quando si è in tempo, per scoraggiare Putin e risvegliarlo dal suo sogno imperiale.

(continua)

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