Il riscatto della danza, la donna ai posti di comando

Il riscatto della danza, la donna ai posti di comando
Body and Soul di Crystal Pite, courtesy Opéra National de Paris

La donna ai vertici della danza

Con questo titolo, Donna è ballo, un bel libro del 1980 (dedicato alle pioniere statunitensi della danza moderna Isadora Duncan, Loie Fuller, Ruth Saint Denis) onorava l’ascesa sulla vetta della fama di tre artiste del corpo. Tre donne della danza coraggiose, intraprendenti, assertive, rivoluzionarie.

Intanto, però il mondo della coreografia per balletto e i posti apicali nei grandi teatri e nelle grandi compagnie restavano solidamente maschili.

Il vento è cambiato e molte donne hanno scalato la montagna del riconoscimento ai vertici della creatività e del potere.

Madrid, Londra, San Francisco

Il riscatto della danza, la donna ai posti di comando
Tamara Rojo in Raymonda, Atto III, foto © Foteini Christofilopoulou

Ha fatto rumore la recente notizia della nomina di Tamara Rojo, nata in Canada nel 1974, étoile spagnola del Royal Ballet londinese, alla direzione del San Francisco Ballet, la maggior compagnia americana, dopo il New York City Ballet e l’American Ballet Theatre. Il quotidiano spagnolo El País ha titolato rubricando la bella e brillante bailarina bruna come una “Amazzone”, una figura del mito.

Le scelte non convenzionali di una donna della danza

Un grande salto-premio dopo aver diretto con successo l’English National Ballet dal 2012, con scelte non banali, cosmopolite, ardite.

Tra i suoi programmi inglesi una nuova Giselle tra i migranti affidata all’anglo-indiano Akram Khan; inoltre una sua nuova Raymonda, ispirata non alle Crociate ma alla leggendaria infermiera Florence Nightingale.

Ma anche una serata-trittico al femminile She Said, fonte di non poche polemiche da parte maschile circa il tocco “diverso” distintivo delle coreografe-donne: la colombiano-belga Annabelle López Ochoa con Broken Wings, ispirato a Frida Khalo, musica di Pater Salem e voce di Chavela Vargas (La llorona); Aszure Barton, canadese prediletta da Mikhail Baryshnikov, con Fantastic Beings; la cinese Yabin Wang con M-Dao su Medea.

La vecchia regola ottocentesca era coreografo-uomo e ballerina-donna. Oggi non è più così.

Malaga, Venezia

Il Leone d’argento della Biennale Danza 2022, diretta da Wayne McGregor, molto attento a cosmopolitismo e gender, va a Rocío Molina, nata a Malaga nel 1984, bailaora dall’età di tre anni, precocemente coreografa già a sette, diplomata al Conservatorio Reale di Danza di Madrid a diciassette. Poi interprete in compagnie di primo piano.

A ventidue anni debutta con Entre paredes, prima creazione di stile personalissimo, a cui ne seguiranno molte altre, tutte accomunate da un approccio al flamenco che sfugge ai sentieri battuti, senza rinnegare le radici e la tradizione.

Rocío Molina, il flamenco

Così arrivano El Eterno Retorno (2006), Turquesa como el limón (2006), Almario (2007), Por el decir de la gente (2007), Oro viejo (2008), Cuando las piedras vuelen (2009), Vinática (2010), Danzaora y vinática (2011), Afectos (2012) e Bosque Ardora (2014), Caída del Cielo (2016), Grito Pelao (2018), Inicio (Uno) (2020), Al fondo Riela (Lo otro del Uno) (2020) e Vuelta a Uno (2021), gli ultimi tre spettacoli fanno parte della Trilogía sobre la guitarra.

Il riscatto della danza, la donna ai posti di comando
Rocío Molina, foto ©Pablo Guidali

Carica di tanti premi, Rocío Molina è artista associata al Théâtre National de Chaillot di Parigi dal 2014. Senza dimenticare Manuela Carrasco, Eva Yerbabuena e Olga Pericet che non sono da meno in questa nuova linea rivoluzionaria al femminile del nuovo flamenco.

Vancouver, Parigi

Trionfa all’Opéra de Paris Body and Soul di Crystal Pite (1970), canadese, già nella innovativa compagnia post-classica di William Forsythe a Francoforte. É la sua seconda creazione per la maison francese: un balletto in tre atti, con un grande insieme che si muove magistralmente a sciame e a onde, punteggiato di duetti, inventivi, fluidi, sempre diversi, ma anche di un testo ritmico, scritto dalla coreografa stessa, che descrive con semplici parole quotidiane l’azione in scena. Nessuno potrà più dire di non comprendere cosa stia succedendo se in scena non ci sono personaggi e trame.

Un finale misterioso

Il finale, misterioso, pop e rock, sexy, animalier, è un trionfo giubilatorio.

Con una cinquantina di lavori al suo attivo, la lista delle compagnie che hanno invitato Crystal Pite a firmare titoli originali è di prima classe: Nederlands Dans Theater, Les Ballets Jazz de Montreal, Cullberg Ballet, National Ballet of Canada, Royal Ballet, Ballett Frankfurt.

Il suo Betroffenheit, messo in scena nel 2015 con il drammaturgo Jonathan Young per il proprio gruppo Kidd Pivot basato a Vancouver, è una pièce dove confluiscono parola, swing, marionette, danza, cabaret e musical. Indubbiamente resta un titolo esemplare per originalità e perfetta drammaturgia contemporanea, disegnata da e con interpreti polivalenti, ciascuno/a unico/a e memorabile.

Leggi anche: Monte Verità, the proto-ecological experience on display- L’ecosostenibilità ante litteram in mostra