Quarantena, aiuto contro il duo Covid-Smog

scenario urbano avvolto dalla nebbia
L'immagine by Kevin Dooley è concessa in licenza con CC BY 2.0.

A dirlo non è un giornalista in cerca di scoop clamorosi ma i ben più documentati ricercatori dell’Università di Notre Dame. Lo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet, prova che la riduzione delle emissioni di CO2, dovuta al calo del volume e della frequenza dei trasporti in questi mesi, ha dato una bella ripulita alla cappa di inquinamento che gravava sull’Europa e sull’Asia. In Cina il particolato atmosferico inquinante è crollato del 29,7% circa, in Europa del 17,1%. In sintesi 24.000 morti premature in meno in Cina e 2.190 in Europa.

Si è trattato di una specie di esperimento forzato, che ci da un’idea non approssimativa dei costi dell’attuale sistema di produzione e trasporti nella società industriale. Ma non solo. Esso ha dimostrato che una significativa riduzione di morti premature a causa dello smog può essere conseguita anche in un periodo di tempo ragionevolmente limitato, in cui le emissioni di agenti inquinanti vengano ridotte significativamente. Se consideriamo che nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità quantificava in 4,2 milioni di casi i decessi prematuri dovuti allo smog, ci facciamo un’idea dei benefici che potrebbe arrecare una maggiore attenzione all’inquinamento ambientale.

Il British Medical Journal, invece, ha pubblicato un’altra ricerca del SIMA (Società di Medicina Ambientale) che individua una relazione precisa fra i tassi di PM10 presenti nella Pianura Padana nella stagione invernale e il drammatico impatto dell’epidemia nell’area della provincia di Bergamo. Gli sforamenti dei limiti di sicurezza per tre o quattro giorni consecutivi corrisponderebbero a un incremento dell’ormai noto indice RO da 2 a 4. Analoghi studi condotti in diverse zone del pianeta confermerebbero la correlazione fra l’inquinamento atmosferico e l’indebolimento dell’organismo di fronte all’attacco di certi ceppi virali.

Si tratta di evidenze che non sono più messe in discussione dagli esperti del settore e per tale ragione la scelta di investire quote significative di risorse del Recovery Fund in un’economia verde non incontrano alcuna opposizione in Europa. Anche se il periodo di transizione fra energie fossili ed energie rinnovabili si prevede tutt’altro che facile.