Postcolonialismo e intolleranza diffusa

Postcolonialismo e intolleranza diffusa
Veduta della città di Sfax da cui partono i migranti verso l’Europa. Di IssamBarhoumi - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51853012

Il postcolonialismo occidentale, intolleranza e avidità

Il dramma della migrazione di massa dai Paesi poveri o in guerra verso l’Europa fa riemergere in maniera scandalosa il persistente atteggiamento postcolonialista del Vecchio Continente. Dal momento che non è possibile aprire le frontiere a tutti i migranti, e difficilmente l’opinione pubblica accetterebbe che li si faccia affogare nel Mediterraneo, si fa l’ipotesi di subappaltare a “Paesi terzi” la gestione del problema. I Paesi terzi in buona parte sono quelli dalle cui coste salpano le carrette del mare verso l’Europa. In cambio dell’aiuto che si chiede loro li si compenserebbe con un “partenariato” economico, ovvero un finanziamento permanente o una conveniente relazione economica. Lo si fa già con la Turchia che ha accettato di bloccare i flussi di migranti asiatici in cambio di corposi compensi. Che fine facciano i migranti bloccati è cosa che legalmente non ci riguarda.

Africa mediterranea e subsahariana

Ma questa strategia del subappalto – che in mancanza di meglio è preferibile alla morte per affogamento dei migranti – difficilmente potrà funzionare in tempi rapidi e forse neanche a lungo termine. I popoli dell’Africa mediterranea non sono disponibili a svolgere a tempo indeterminato il ruolo di custodi dei disperati che giungono dal cuore del continente nero in numero crescente. E non hanno i mezzi e le strutture per rimpatriare questi ospiti indesiderati nei loro Paesi d’origine.

Il governo tunisino ha sollevato il problema e a Sfax la popolazione locale ha manifestato la sua insofferenza nei confronti dei subsahariani. Una cinquantina di essi sono stati espulsi (o deportati?) al confine col deserto libico in condizioni facilmente immaginabili. Il Presidente Kais Saied ha anche evocato la possibilità di una sostituzione etnica, data l’esiguità della popolazione del suo Paese e il crescente flusso di migranti.

Intolleranza e morte

Ma la rotta più pericolosa in assoluto è quella percorsa dai migranti dal Marocco alle Canarie. Le correnti dell’Oceano Atlantico e le sue onde anomale moltiplicano i rischi della traversata. I salvataggi che dovrebbero essere a carico delle marine spagnola e marocchina non appaiono tempestivi e suscitano le proteste delle organizzazioni umanitarie internazionali. Secondo la ONG Caminando Fronteras fra il 2020 e il 2022, sono 7.500 le persone scomparse in mare lungo la rotta verso le Canarie, ma quasi certamente le vittime sono molto più numerose. Madrid e Rabat si rimpallano la responsabilità dei mancati salvataggi.

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