PNRR, le grandi città e i grandi debiti a carico dell’italiana next generation

Il presidente del Consiglio Mario Draghi

ALBERTO FRIEDENBERG

I sindaci di Milano e Roma attendono in flemmatico silenzio. Gli uffici tecnici fanno gli straordinari come anche i progettisti di fiducia. Questa insolita situazione di intensa laboriosità la spiega con chiarezza l’economista Carlo Cottarelli – ex Fondo Monetario Internazionale ora docente all’Università Cattolica di Milano –  quando dice che almeno un terzo dei fondi elargiti dall’Unione Europea, noti come PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), finirà in mano alle  regioni e ai grandi comuni. Fatti i calcoli, sono circa 65 miliardi di euro.

Tuffati in Grants e Loans

I sindaci sono andati in fibrillazione. Hanno rovistato immediatamente fin in fondo ai cassetti cercando di presentare, entro i termini e secondo gli schemi richiesti dall’Unione Europea, il maggior numero possibile di progetti. I lavori negli uffici tecnici procedono a un ritmo feroce. Non deve ingannare l’ostentata calma di molti primi cittadini. Se non si mettono le mani sui fondi si può dare addio alla carriera politica. La situazione è eccezionale per una ragione specifica poco ricordata se non dalla stampa specializzata. Mario Draghi, al contrario dei primi ministri di altri Paesi, se la vuole giocare tutta. L’Italia è l’unica nazione che ha presentato domanda per usare tutti i fondi del PNRR. Nei prossimi cinque sei anni non si giocherà solo i Grants ma anche i Loans. Non solo, quindi, le sovvenzioni/donazioni senza obbligo di restituzione (i Grants che tutti gli stati aderenti alla UE hanno richiesto), ma anche tutti i prestiti che dovranno essere restituiti cioè (i Loans).

Una scommessa contro la mancata crescita degli ultimi venti anni

Gli altri stati sono stati molto prudenti a questo proposito, nessuno di essi volendo correre rischi. Infatti questi Loans stanno a significare che le generazioni future troveranno da rimborsare. Certo, il tasso di interesse non è elevato, ma è pur sempre un debito. L’Italia ha invece richiesto la totalità della sua quota di Grants e Loans. Duecento miliardi prestiti da spendere in pochissimo tempo, un boom economico programmato in cui l’Italia si gioca tutta la mancata crescita degli ultimi venti anni. Naturalmente i progetti pronti e finanziabili da questa enorme quantità di denaro non tutti ce li hanno.  Draghi ha optato per la terapia d’urto, l’unica che possa staccare l’Italia da una crescita flebile.

In vantaggio le grandi città

Terapia rischiosa e spietata adatta soprattutto a chi sa prendere i fondi. I cassetti pieni di progetti finanziabili li hanno le grandi città come Milano. Il suo sindaco Beppe Sala lo sa perfettamente. In una vita precedente era il responsabile degli acquisti per Telecom Italia, circa 8 miliardi di euro all’anno. Tutta la giunta è sotto pressione. Già Roma con il suo nuovo sindaco è in affanno. Le pratiche sono molto complicate. Molti gli esclusi dalla gara, dai centri di media grandezza ai piccoli enti territori