Per la moda una sostenibilità non di moda

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La recente crisi innescata dal Covid-19 ha ancora di più dimostrato la necessità di una riflessione globale sulla questione sostenibilità. Per alcuni una questione prioritaria, per altri semplice “moda”. Ma a renderla prioritaria è proprio una moda, quella italiana, che da anni sta diventando sempre più innovativa e green, facendo scuola al mondo intero.

In generale l’impatto ambientale dell’industria tessile mondiale è altissimo. Riguarderebbe oltre il 20% dell’inquinamento delle acque e delle emissioni di gas nocivi nell’aria. Tuttavia, l’attenzione crescente ai temi legati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale – da parte sia dei consumatori che delle stesse aziende – ha portato alla volontà di approcciarsi ad un utilizzo razionale delle risorse aziendali, volte al perseguimento di una realtà rispettosa dell’ambiente. Il green business corre verso la direzione dello sviluppo sostenibile, diventato uno dei più importanti vettori di innovazione dal punto di vista tecnologico, commerciale e sociale. L’industria è dunque rivolta a riflettere sul valore dell’impatto ambientale nella moda e sulla necessità di adattarsi ad un mondo che cambia, riconoscendo nella sostenibilità un elemento strategico imprenditoriale. Molte aziende hanno pertanto deciso di seguire nuovi modelli di business improntati sulle tre R – Reduce, Re-use, Recycle.

È altresì il sistema educativo a porre l’attenzione sul tema, promuovendo corsi specialistici nel campo della moda. Rilevante in questo senso il caso dell’Università Bocconi. L’Ateneo milanese, con il corso “Corporate Sustainability: Understanding and Seizing the Strategic Opportunity”, intende esplorare e studiare il passaggio dei modelli dell’impresa verso una nuova sostenibilità, considerata come vera e propria opportunità per ridefinire strategia, controllo e gestione dell’azienda.

Questo si traduce nell’obiettivo di sviluppare e diffondere nuove tecniche di produzione, oltre che nuovi prodotti innovativi, pronti a diventare il fulcro principale del vantaggio competitivo per le imprese del tessile. Di fatto, l’orientamento alla sostenibilità è diventato un elemento sempre più essenziale in tutti i settori per poter operare e competere sul mercato. E così il successo di un prodotto passa attraverso una produzione che presti grande attenzione all’ambiente.

Nel mondo del Made in Italy sono numerosi gli esempi virtuosi di imprese capaci di comprendere le potenzialità di un nuovo modo di fare impresa. È il caso di Candiani Denim, società milanese attiva sul territorio dal 1938, e considerata tra i principali produttori di denim sostenibile. L’azienda ha investito in tecnologie in grado di renderla più efficiente della maggior parte dei competitori a livello globale. Il punto di riferimento resta la tradizione della manifattura italiana. Alberto Candiani afferma che “la vera differenza sta nel rendere industrialmente producibile la reale sostenibilità”. Per farlo occorre investire e lavorare sui principali temi: acqua, riciclaggio di materiali, tecnologia.

L’innovazione si muove anche attraverso progetti che investono una scala maggiore, ponendosi il fine di migliorare la qualità della vita e di favorire un ambiente più sano e confortevole. Questa volta i tessuti non sono utilizzati per la realizzazione di vestiti, bensì di edifici, arredo urbano ed impianti pubblicitari. Parliamo del progetto innovativo dell’Ecoprogram Group, in collaborazione con Tiba Tricot, che ha lanciato sul mercato un innovativo tessuto green – theBreath – per ambienti indoor e outdoor, che ha la particolare capacità di assorbire le polveri sottili nocive presenti nell’aria, di disgregarle, e anche di reintrodurre in circolo aria pulita.

L’industria tessile sta dunque strategicamente facendo della sostenibilità un importante volano di innovazione e sviluppo, con il nostro Paese in prima linea. La moda della sostenibilità diventa moda che fa la sostenibilità. E cambierà il mondo, partendo dall’Italia.