Passo dopo passo, un turismo sostenibile e salutare – Step by Step, a Sustainable and Healthy Tourism

su un sentiero di montagna un gruppo di persone cammina in fila indiana
Credits Riccardo Maffia

“Sul cammino si recupera il ritmo, il senso della distanza, il passo giusto, e si respira a pieni polmoni, fino a sentire un vento nuovo dentro”.  Sono le considerazioni con cui Daniela Collu descrive l’esperienza del Cammino di Santiago. Ma probabilmente sono le stesse sensazioni che nell’anno appena trascorso hanno accompagnato i tantissimi italiani che hanno scelto di intraprendere esperienze di cammino nel nostro Paese. Cosa c’è dietro questo exploit

Il turismo dei cammini

Il territorio italiano accoglie più di 6500 chilometri di cammini: una rete di percorsi a vocazione storica, spirituale, culturale o naturalistica fino a non molto tempo fa meta di un turismo “alternativo”, di nicchia. Ormai non è più così: oggi possiamo parlare di un vero e proprio turismo dei cammini. Perfino il Touring Club italiano ha avviato un progetto di certificazione ufficiale dei cammini italiani allo scopo di valorizzare gli itinerari di qualità.

Verso un turismo sostenibile

Il turismo dei cammini riflette gli scenari previsti per il 2021 dagli operatori del settore turistico. Camminare risponde alle esigenze di un turismo sostenibile, a basso impatto, consapevole e rispettoso delle tradizioni e della dimensione locale.  È un modo per ri-scoprire aree a noi prossime, spesso poco conosciute, abbandonate e a rischio spopolamento. Camminare è anche espressione autentica di un turismo lento, dove lo spostamento a piedi non è il mezzo per raggiungere una meta, ma diventa parte costitutiva di un’esperienza di viaggio itinerante. 

Perché camminare?

“Per esplorare il mondo prendetevi il tempo necessario”, leggiamo nel manifesto del collettivo Viaggiare con lentezza. Viaggiare a piedi è nell’esperienza di molti “viandanti” un modo per riappropriarsi di un tempo spesso compresso, un antidoto alla bulimica corsa che caratterizza le nostre vite. E nel periodo pandemico, quando a comprimersi è stato soprattutto lo spazio a disposizione, camminare ha risposto e risponde a un desiderio di godere gli spazi aperti e assaporare la libertà di muoversi. Ma soprattutto, di riscoprire la preziosità insita nel semplice gesto di muoversi sulle proprie gambe. Camminare, potremmo dire, è terapeutico. 

La socialità del cammino

Ma c’è di più. Oltre alla loro valenza individuale, i cammini sono sempre più spesso occasioni di incontro con l’altro: negli ultimi anni si sono moltiplicate le associazioni che riuniscono gruppi di camminatori, esperti o improvvisati, che vogliono condividere insieme esperienze di cammino. Và Sentiero rappresenta una community di sette ragazzi che hanno deciso di partire insieme alla scoperta delle tappe del lungo Sentiero Italia, documentando e raccontando la loro esperienza in tempo reale. In tal senso il boom dei cammini potrà rispondere alle rinnovate esigenze di condivisione e coesione sociale che il periodo post-pandemico porterà con sé. 

 


 

“On a walk you find a rhythm, a sense of distance, the right step, and your lungs are filled when you breath, until you feel a new wind inside”. These are the thoughts with which Daniela Collu describes the experience of the Walk to Santiago. But, they’re probably the same feelings that in the past year have accompanied the many Italians who have chosen to undertake walking experiences in our country. What’s behind this exploit?

Walking Tourism

The Italian territory hosts more than 6500 kilometres of paths: a network of routes with a historical, spiritual, cultural or natural vocation, until recently a destination for “alternative” tourism, a niche. That is no longer the case: today we can speak of a real Walking Tourism. Even the Italian Touring Club has launched an official certification project for Italian routes in order to enhance quality itineraries.

Towards a sustainable tourism

Walking tourism reflects the scenarios planned for 2021 by operators in the tourism sector. Walking meets the needs of sustainable tourism, low-impact, aware and respectful of traditions and the local dimension. It is a way to re-discover areas close to us, often little known, abandoned and at risk of depopulation. Walking is also an expression of authentic of slow tourism, where walking is not the means to reach a goal, but becomes a constituent part of an itinerant travel experience.

Reasons for walking

“Take your time to explore the world”, as read in the manifesto of the collective Travel Slowly (Viaggiare con lentezza). Travelling on foot as an experience of many ‘wonderers’ is a way to reclaim a time often compressed, an antidote to the bulimic rush that characterises our lives. And, in the period of the pandemic, when it was above all the space available to compress, walking responded and responds to a desire to enjoy the open spaces and enjoy the freedom to move. But above all, to rediscover the preciousness inherent in the simple gesture of moving on one’s own legs. Walking, we could say, is therapeutic. 

Walking as a social practice

But there is more. In addition to their individual value, walking are more and more occasions for meeting each other. In recent years associations that bring together groups of walkers, experienced or improvised, have multiplied, who want to share together experiences of walking. VàSentiero represents a community of seven guys who decided to set out together to discover the stages of the long Sentiero Italia, documenting and telling their experience in real time. In this sense, a boom in walking will be able to respond to the renewed needs of sharing and social cohesion that the post-pandemic will bring with it.