Paolo Gubinelli,l’opera su carta

Un uomo con gli occhiali sfoglia un grande libro poggiato su un piano rotondo. Di fronte a lui sul muro è appeso un disegno con strisce verticali di color rosso, verde, arancio e marrone
Paolo Gubinelli alla Biblioteca Civica Villa Morelli di Torino, inaugurazione di una sua mostra dedicata a Giulio Carlo Argan e Maria Luisa Spaziani

Una vecchia conoscenza, una vecchia stima. Una sua poetica costante nei tempi lunghi ma con variazioni sul tema sorprendenti. Si tratta di far parlare la carta, di dare una lingua e un mandato a questo materiale dall’artista privilegiato da decenni e che in tempi recenti si si è diversamente ingentilito con l’uso dell’acquerello.

Disegno con strisce sfocate dalle tonalità gialle e arancioni solcato da segni verticali e circondato da un irregolare contorno bianco

Ben lunga, invece, il pattern carta-segno. La carta è segnificante, e sarebbe una condizione autoreferenziale ma in ogni caso sostanziale, se Gubinelli non intervenisse aggiungendo al segno naturale della carta i suoi segni immaginifici che vorrei dire omofoni, proprio come in musica do diesis e re bemolle hanno lo stesso suono ma appartengono a due condizioni armoniche diverse. La carta che Gubinelli sceglie gli offre una certa potenzialità segnica che l’artista percepisce ed esplicita proprio col suo modo, appunto omofono, di incidere su di essa. Affascinantissimi i suoi libri-oggetto, peraltro. Questo soprattutto quando, ormai è cosa vecchia di decenni, Gubinelli abbandona il segno astratto geometrico a favore di uno lirico-fenomenico. Sicché emerge, lungo la narrazione di baluginii cromatici e di segni connotativi, “l’invisibile bellezza” di cui parla Fernando Miglietta nell’introdurre una recente mostra dell’artista marchigiano-toscano alla Fondazione Sassi di Matera. La precedeva di poco un’altra personale a Milano, all’università Bocconi per la cura di Elena Pontiggia. Un curriculum intenso e soprattutto rigoroso come rigorosa e tesa è la sua ricerca.

Nota di c.v. di Gubinelli

Nato in provincia di Macerata nel 1945, vive e lavora a Firenze. Diploma Istituto d’arte in pittura, studi come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Lucio Fontana Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. 

Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia su indicazione di Tonino Guerra che include nel proprio lavoro(installazione di 28 carte di cm. 102×72) con un suo manoscritto inedito.

Numerosi i contributi critici, tra quelli di Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Carmine, Benincasa, Luciano Caramel, Bruno Corà, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Mario Luzi, Lara Vinca Masini, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Pierre Restany, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Tommaso Trini, Cesare Vivaldi.

Collaborazione con vari poeti tra cui Adonis, Alberto Bevilacqua, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Vivian Lamarque, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, Andrea Zanzotto.