Occhi puntati sulle elezioni in Lombardia

Occhi puntati sulla Lombardia

Adesso a essere molto preoccupato è Roberto Salvini. Letizia Moratti ha le carte in regola per essere il prossimo candidato alla presidenza della Lombardia. Naturalmente a Salvini l’idea di perdere una presidenza di regione, ora guidata dalla Lega con Attilio Fontana, non fa piacere.

Quando l’8 gennaio 2021 Letizia Moratti divenne assessore alla Sanità, nel pieno della tempesta della seconda ondata del Covid, nessuno pensava che la situazione si potesse ribaltare con un successo così rapido. La Lombardia era una regione ferita con Bergamo e Brescia sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.

La sanità in Lombardia

Un sistema sanitario, quello lombardo, allo sbaraglio e sotto processo. Poi la svolta, fino a diventare una delle prime cinque regioni d’Europa in termini di vaccinati, riduzioni di contagi, riduzione di pazienti in terapie intensive. Questo nonostante la quarta ondata con la variante Covid Omicron.

Letizia Moratti, appoggiata da Guido Bertolaso, ha guadagnato la credibilità e il peso politico per presentarsi come successore di Attilio Fontana alla presidenza della Regione Lombardia. Non sarà la riedizione delle elezioni comunali del 2013 se Giuliano Pisapia si candiderà per il PD contro Letizia Moratti. La gara per la Regione Lombardia è un’altra storia rispetto a quella per Milano. Molto è cambiato nella vita dei due.

I possibili contendenti

Letizia Moratti è rimasta vedova, si è dedicata alla Comunità di San Patrignano, è tornata alla politica come assessore nel periodo più duro del Covid e ha guidato la riforma della Sanità lombarda. Giuliano Pisapia è diventato deputato all’Europarlamento e ha continuato la carriera di penalista. Se decidesse di presentarsi nel 2023 guidando il PD, che da ben 29 anni è escluso dal governo della regione, troverebbe un terreno molto difficile.

L’ottanta per cento del bilancio della Regione Lombardia consiste di fondi per la sanità e i trasporti.  Ma ci potrebbe essere molto altro ancora se Giancarlo Giorgetti, da ministro dello Sviluppo economico del Governo Draghi, riuscirà a ottenere l’autonomia differenziata per le regioni e una robusta partecipazione ai fondi europei.

Il Centrosinistra in Lombardia

L’ex assessore all’Urbanistica del Comune Gianfranco Maran, appartenente al PD, è di parere opposto: “Regione Lombardia non è mai stata contendibile fino ad oggi ma pensiamo che per la prima volta si possa battere la Lega in tutta la Lombardia. Su Milano è la terza volta che vinciamo, la prossima partita è quella della Regione Lombardia e stiamo cercando di dare una spallata alla Lega dove è nata. Se il Centrosinistra si dimostra compatto possiamo vincere in Lombardia e anche nelle elezioni politiche”.

Il grosso dei fondi europei sembra, per ora, prenderseli la Regione Lombardia piuttosto che il Comune di Milano: alla regione dovrebbero arrivare 1,7  miliardi per sistema trasporti e 1,2 per quello sanitario. Musica per le orecchie della Moratti. Il sindaco Sala ambisce a ben 5 miliardi, ma per ora a Milano sembra destinato meno di un miliardo. Sala mette le mani avanti e dichiara che non esiterebbe a usare fondi europei inutilizzati per la metropoli milanese.

La questione dei fondi europei

Ma Mara Carfagna, ministro per il Sud, respinge la disponibilità di Sala come un tentativo di superare il vincolo del 40% dei fondi per il Sud.  Questa polemica a seguito dell’incontro Italia Domani al Piccolo Teatro – presenti i ministri Vittorio Colao, Innovazione tecnologica, Roberto Cingolani, Transizione digitale – ha rivelato i rapporti di forza tra Regione e Comune di Milano. La Regione si rafforza e il candidato del Centrodestra alle prossime elezioni, forse Letizia Moratti, avrà vita facile; molto più difficile il compito per lo sfidante e anche per questo Giuliano Pisapia è in completo silenzio stampa.

Intanto la posizione del sindaco di Milano è diventata fragile perché il PD guarda all’elezione del presidente della Repubblica e alla scadenza elettorale del 2023; ma anche perché è tornato a una sospettosa distratta avarizia verso Milano, come quella che sembrava contraddistinguere il ministro PD Giuseppe Provenzano durante il secondo governo Conte. 

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