EU, struggling for gas and carbon – Il problema dell’enorme rincaro del gas

EU, struggling for gas and carbon – Il problema dell’enorme rincaro del gas
Miniera di carbone a cielo aperto. (1966) Fotografo: archivi sconosciuti Nuova Zelanda Riferimento: AAQT 6539 W3537 R3547; Title: Coal Mining - Open Cast - Maramarua Publicity Caption: Maramarua Open Cast Coal Mine: The coal from this mine is transported to the nearby Meremere Power Station by aerial cableway Photographer: Unknown

Over the last year, the price of gas in Europe has increased by about 500%. The values ​​of natural gas have shot up so much to force them to reopen some coal plants, in spite of what has just been established in Scotland. Experts easily speak of a perfect storm which broke out due to all these factors. The program to abandon coal in order to save the planet goes on quickly and more and more gas is needed to replace it. Old nuclear power plants stop but no new ones are built.

Gas-producing countries such as Russia and Norway export less to pre-fill their internal storage facilities. Wind turbines produced less energy because of a poor wind season. The shortage of precipitation has significantly reduced the energy produced by hydroelectric plants. Finally, it is understandable that producers are playing on the growing demand from emerging countries to raise the price of gas and earn more.

Gas, high bills for rich countries, hot bills for poor ones

Some consequences are already on stage. Fertilizer producers have reduced supplies to farmers, threatening an inevitable rise in prices. In Britain, some have been forced to close, despite the upcoming winter. The shortage of gas will help the growth of inflation that has been invoked by many as a remedy for the scarce investments over the recent years. There is no doubt that bills will be more expensive, but in poorer countries they could become so unaffordable to stop the economy.

According to experts, a particularly cold winter would have its consequences even upon the economically precarious European countries. The fight against pollution and the green economy have a very high cost. This is too much for Asian countries that have not hesitated to import coal and heating oil for extreme precaution. China is the world’s largest polluter and largest gas buyer. Although it bought twice as much as last year, it did not fill its storage facilities.

Green energy needs more investments

It goes without saying that a major energy crisis would be devastating for everyone. The foreseeable increases in the cost of energy would affect the costs of almost all goods, from food to cars, from public services to flights. Producing countries have warned: the requests already exceed their possibilities of satisfying everyone. As for Italy, the bill is very high since about 60% of the energy is produced with gas-fired thermoelectric plants. Solar and wind power help by 12%, hydroelectric for 18% and geothermal for 10%. It is therefore necessary to reopen some coal plants. There is no need to say ill-shared half-joy, but other countries will also pay a high price for Europe’s lack of energy autonomy. The only consolation is the experts’ belief that energy costs will drop during the 2022.


Il problema dell’enorme rincaro del gas

Nell’ultimo anno il prezzo del gas in Europa è aumentato del 500% circa. I valori del gas naturale sono schizzati tanto in alto da costringere alla riapertura di alcune centrali a carbone. In barba a quanto appena stabilito in Scozia.

Gli esperti parlano di una tempesta perfetta, scoppiata per l’azione congiunta di questi fattori. Il programma di abbandono del carbone per salvare il pianeta procede e occorre una quantità di gas sempre più consistente per sostituirlo. Le vecchie centrali nucleari si fermano e non se ne costruiscono di nuove.

I Paesi produttori di gas come Russia e Norvegia esportano meno per riempire preventivamente i loro impianti di stoccaggio a uso interno. Le turbine eoliche hanno prodotto meno energia a causa di una stagione povera di vento. La penuria di precipitazioni ha ridotto significativamente l’energia prodotta dalle centrali idroelettriche. Infine è comprensibile che i produttori giochino sulla crescente richiesta da parte dei Paesi emergenti per far alzare il prezzo del gas e guadagnare di più.

Aumento del gas, bollette salate per i Paesi ricchi, infuocate per quelli poveri

Alcune conseguenze si sono già viste. I produttori di fertilizzanti hanno ridotto le forniture ai contadini, minacciando un inevitabile rialzo dei prezzi. In Gran Bretagna alcuni sono stati costretti a chiudere, malgrado l’approssimarsi dell’inverno. La penuria di gas faciliterà la crescita dell’inflazione, invocata da molti come rimedio agli scarsi investimenti di questi ultimi anni.

Non ci sono dubbi sul fatto che le bollette saranno più costose, ma nei Paesi più poveri potrebbero diventare tanto proibitive da fermare l’economia. E secondo gli esperti un inverno particolarmente freddo farebbe sentire le sue conseguenze anche nei Paesi europei economicamente precari. La lotta all’inquinamento e l’economia verde hanno un costo che si profila molto alto. Troppo per i Paesi asiatici che non hanno esitato a importare carbone e olio da riscaldamento per un’estrema precauzione. La Cina è il maggiore inquinatore mondiale e maggiore compratore di gas. Malgrado ne abbia acquistato il doppio dell’anno scorso, non ha riempito gli impianti di stoccaggio.

L’energia verde ha bisogno di maggiori investimenti

Inutile dire che una crisi energetica di grandi proporzioni sarebbe devastante per tutti. I prevedibili rialzi del costo dell’energia si ripercuoterebbero sui costi di quasi tutte le merci, dagli alimentari alle automobili, dai servizi pubblici ai voli aerei. I Paesi produttori hanno avvertito: le richieste superano già le loro possibilità di accontentare tutti. Per quanto riguarda l’Italia il conto è salato dal momento che, circa il 60% dell’energia è prodotta con le centrali termoelettriche a gas. Il solare e l’eolico aiutano nella misura del 12%, l’idroelettrico per il 18% il geotermico per il 10%. È quindi necessario riaprire qualche centrale a carbone. Non è il caso di dire mal comune mezzo gaudio, ma anche altri Paesi pagheranno un prezzo alto per la mancanza di autonomia energetica dell’Europa. Unica consolazione è la convinzione degli esperti che i costi dell’energia caleranno nel corso del 2022.