Nuovi duetti, nuove danze dal mondo

Nuovi duetti, nuove danze dal mondo
Split di Lucy Guerin - Courtesy La Biennale di Venezia / ph. Andrea Avezzù

I duetti della danza contemporanea sono sempre più arditi e sorprendenti, capaci di tenere il campo con una presa possente sul sentimento e sull’immaginazione.

Il coreografo/la coreografa può essere in scena o meno; il/la partner può essere same sex o meno, umano/a o meno; l’originalità creativa è al centro di lavori che si incidono nella memoria e fanno una differenza nel mood complesso del nostro tempo. Il “piccolo formato”, ma a serata intera, dimostra tutte le sue potenzialità inesauribili. In tempi di guerre, è possibile armonizzare l’intesa tra esseri umani in ogni luogo e da ogni paese.

Fra i duetti, Split, sereno e inquietante

Split dell’artista australiana Lucy Guerin, un must della Biennale Danza di Venezia 2023, è concepito per due donne, una vestita, l’altra senza vestiti; danzando in sincrono la stessa coreografia, quella svestita sembra mostrare l’ossatura essenziale delle forme incorporate sotto l’abito della compagna. L’azione, serena e inquietante insieme, avviene in un quadrato delimitato da nastro adesivo bianco al suolo; progressivamente le performer suddividono lo spazio con lo stesso scotch, dimezzandolo, in rettangoli e quadrati via via più piccoli fino a ridurlo in una porzione d’angolo che, nella ristrettezza, fa emergere la carnalità segreta dei corpi femminili, con una veemenza inattesa. Un lavoro concettuale, rigoroso, che sfocia in una teatralità quasi espressionista nella sua potente irruenza.

Dalla Biennle de Lyon

Radio Vinci Park reloaded di François Chaigneaud e Théo Mercier, ripreso alla Biennale de Danse de Lyon, in un capannone delle Usines Fagor, tra rose bianche e pneumatici sporchi di olio, a contrasto con la colta musica barocca, inventa una storia di seduzione tra una creatura androgina, con tacchi e campanelli sonanti, e un misterioso motociclista in nero assoluto.

Nuovi duetti, nuove danze dal mondo
Radio Vinci Park reloaded di François Chaigneaud e Théo Mercier, courtesy Biennale de Danse de Lyon

L’eclettismo di François Chaigneaud

In Triennale a Milano Chaigneaud, posseduto dal demone dell’artista, ha portato un altro duetto, Symphonia Harmoniae Caelestium Revelationum con Marie-Pierre Brébant, che alla bandura, antico strumento a corde ucraino, esegue le composizioni musicali di Ildegarda di Bingen, monaca, teologa, mistica del XII secolo. I contrasti del crossdressing e del sound, la misteriosità di corpi “altri”, sono la materia favorita di un’inventiva polimorfa e spiazzante, genialmente sincera e appassionata.

Duetti “diversi”, Go Figure di Sharon Friedman

Al MART di Rovereto Sharon Friedman, israeliano di stanza in Spagna, ha portato il suo Go Figure, per un danzatore abile e un partner “più abile”, perché in grado di superare le limitazioni di una malattia neurologica, giocando sull’equilibrio delle forze, sull’attenzione estrema alla parità di energie, sull’uso di stampelle e carrozzine come puri arredi scenici.

Shmuel Dvir Cohen, in passato economista e analista hi-tech, e Tomer Navot, danzatore, immersi nelle delicate luci di Yaron Abulafia, declinano un vocabolario di movimenti condivisi, sostenendosi a vicenda in un dialogo fitto di gesti di amicizia; e le barriere non esistono più.

Nuovi duetti, nuove danze dal mondo
Shmuel Dvir Cohen e Tomer Navot in Go Figure di Sharon Fridman – Foto Lior Segev

L’acqua co-protagonista di Ink

In giro per il mondo sta viaggiando Ink di e con Dimitris Papaioannou insieme a Šuka Horn, mediterraneo e asciutto l’artista greco, bianco di carnagione e forte nel suo giovane fisico da breaker il tedesco, in una relazione intrisa di acqua, che allaga ogni porzione della scena, senza tregua, con ogni mezzo, uscendo da rubinetti e vasi, in tutta la trasparenza di questo magnifico elemento primordiale- una sorta di terzo interprete- che spicca sul fondo nero caravaggesco, con echi vivaldiani nel sonoro: una atavica lotta erotico-amorosa che evoca in ogni spettatore mondi e culture classiche e contemporanee, narrazioni di oggi e di sempre.

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Ink di e con Dimitri Papaioannou insieme a Šuka Horn, foto Julian Mommert

Della stessa autrice: Biennale de Lyon, la danza in fabbrica

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