Armani for your interest, di tutti, a La 7

nella foto in bianco e nero si vede lo stilista Giorgio Armani in primo piano che tiene sulla mano un paio di occhiali da sole
Courtesy of Giorgio Armani

La moda ha preso le distanze. La misura di tale distanza non è il canonico metro, quello che in tempi di pandemia da Sars-Covid2 è diventato un riferimento di sicurezza. Ma molto di più: fra gli abiti, le modelle che li indossano, e il pubblico potrebbe anche esserci di mezzo un televisore.

Come già annunciato da Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda, l’edizione di Milano Fashion Week di questo settembre (22-28), è phygital, un mix tra fisicità e digitale. Alcune sfilate in presenza di pubblico (naturalmente secondo le regole  e nei luoghi deputati), altre sul terreno digitale.

 

Che fa Giorgio Armani? In linea col suo segno distintivo dell’eleganza semplice, ha reso semplice la sua sfilata dirottandola sul canale televisivo La7 di Urbano Cairo. Anticipatore, anche questo tipo di strategia: con grande intuito a febbraio decise di sfilare a porte chiuse nel suo Silos, poco prima che il governo italiano imponesse la chiusura di tutte le attività a causa pandemia.

Il prossimo 26 settembre la passerella del grande stilista italiano sarà on air, per tutti. Potremo tutti vedere in diretta le nuove creazioni di Re Giorgio: telecomando in mano, seduti sul divano di casa, magari in tuta ginnica, senza trucco e parrucco. A ben pensarci, tutto ciò, se contrapposto alle frenesie che sfrecciano prima durante e dopo una sfilata dal vivo, rimette in discussione anche il modo di fare moda.

 

Cosa manca alle sfilate via cavo e alla prosa, ai concerti, alle opere via streaming? La magia della presenza, del poter vedere dal vivo gli operatori dello spettacolo? Oppure la magia dello spettacolo, l’essenza stessa delle arti figurative: la carica di emozioni, di umori, rumori, odori? Certo, performance unica e irripetibile la sfilata dal vivo con la sua provocazione di tutti i sensi, di tutti i presenti, simultaneamente.