Il match Sala-Salvini

elaborazione grafica di Ben Bestetti, duomo di Milano bianco su cielo azzurro, in primo piano scritta: spazio Milano
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Come sempre succede quando il mandato di un sindaco si avvia alla conclusione, aumentano i permessi di costruzione e gli annunci di nuovi interventi. Se poi il sindaco concorre per un secondo mandato, l’attività diventa frenetica. Tra meno di un anno e mezzo il sindaco Sala scenderà in campo per cercare di ottenere un secondo mandato. Non si conosce ancora chi sarà il suo oppositore ma si sa che Salvini sta meditando su una rosa di nomi, anche se al momento pare che nessuno della rosa lo lasci del tutto tranquillo. Un passaggio intermedio per capire i toni e i temi che verranno toccati nelle elezioni comunali milanesi nella prima parte del 2021 saranno le elezioni regionali in Emilia Romagna.  Bologna è diventata con Milano e Treviso uno dei nuovi vertici del triangolo industriale italiano e forse l’area più simile a Milano è quella lungo la via Emilia tra Bologna, Reggio e Modena. Qui su una scala più ridotta si ritrovano le tematiche principali legate al Welfare  di Milano. Dalle case popolari, alle politiche sociali, dalle infrastrutture alla partecipazione politica. Se Salvini e la sua candidata Borgonzoni saranno capaci di vincere, in Emilia, anche nei centri con più di sessantamila abitanti allora vorrà dire che il Sindaco Sala quasi certamente si troverà di fronte un candidato forte. Se invece l’attuale presidente della Regione Emilia Romagna, Bonaccini, riuscirà a spuntarla, molto difficilmente Salvini troverà un candidato “forte” che possa giocare ad armi pari con Sala. Il sindaco di Milano per ora sembra assolutamente vincente, impressione che lui non manca di alimentare. E non è soltanto questione della sua brillante presenza a ogni tipo di evento insieme alla compagna Chiara, figlia del Prof. Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa San Paolo. Questa allure è dovuta anche all’accorta gestione e vendita del “Modello Milano”. Gli si deve riconoscere che ha saputo capitalizzare in modo intelligente il lavoro delle precedenti amministrazioni lanciando Milano in assoluta solitudine nella corsa per il ruolo di Capitale del Sud Europa. Gli ingredienti principali sono stati un rispetto ossessivo dei permessi di costruzione e trasformazione urbana sottoscritti con fondi di investimento e fondi immobiliari esteri. Una continua pace sociale che ricuce solo nei casi di maggior sofferenza l’entrata in scena di una imprenditoria completamente nuova nel settore immobiliare, assieme all’assicurazione continua di margini di redditività superiori rispetto a operazioni di uguale entità all’estero. Solo una voce ha dissacrato il “Modello Milano”, quella del tutto inusuale e inaspettata  della rivista Wired dove viene riferito degli affitti esosi delle abitazioni. È diventata la lettura preferita di Salvini.