I piani urbanistici e industriali e la minaccia del Coronavirus

elaborazione grafica di Ben Bestetti, duomo di Milano bianco su cielo azzurro, in primo piano scritta: spazio Milano
logo di Ben Bestetti

I quattro principali cantieri milanesi della Colombo Costruzioni, a Gioia, Porta Garibaldi, Via Olmetto e Piazza Cordusio si stanno avviando verso una sospensione delle attività. Non è un‘impresa normale, è una di quelle più tecnicamente sofisticate operanti al momento in Nord Italia. Lo stesso sta accadendo al cantiere di Santa Giulia/Rogoredo dove la CMB stava allestendo il cantiere per la nuova sede della Saipem. Salini Impregilo, che guida la costruzione della nuova linea metropolitana 4, non rallenta. Investitori, industriali, finanzieri sono attentissimi alle evenienze.

Milano deve affrontare una doppia emergenza quella del Coronavirus e quella delle caduta delle borse mondiali. Entrambe mettono a dura prova il Modello Milano. Il primo passo assolutamente necessario è vincere la pandemia. Se, come dice il sindaco Beppe Sala, l’area metropolitana con i suoi quasi quattro milioni di abitanti verrà preservata da focolai dell’epidemia, il “dopo” sarà meno difficile. Sono giorni e ore determinanti per evitare il collasso. Il sistema sanitario lombardo, il migliore della penisola, sta combattendo una battaglia senza risparmio di sforzi e energie. Ma tutto dipende se si riesce ad evitare che la curva dei contagi continui a crescere esponenzialmente. Con un ridotto numero di ricoveri in terapia intensiva il sistema sanitario può continuare a operare e a sopravvivere.

Senza il verificarsi di queste condizioni si andrebbe incontro a una crisi a danno della salute dei cittadini e anche con ricadute politiche gravissime. L’iniziale disallineamento tra la Regione e i sindaci di Milano, Bergamo e Brescia, rispettivamente Sala, Gori e Del Bono, si è risolto con una sostanziale resa di questi. Valgono le politiche e le scelte della Regione. Durante l’ emergenza sanitaria l’autorità regionale è il “dominus” incontrastato. Ogni contestazione e conflitto politico è rimandato a data da destinarsi. Il primo passaggio, quello della questione sanitaria nei suoi aspetti emergenziali, deve essere risolto in modo efficiente senza difformità nelle strategie.

La cosa è perfettamente chiara agli amministratori degli enti pubblici e agli investitori. Uno spirito unitario che dovrà accompagnare anche il lungo decorso. Purtroppo lo svilupparsi della pandemia, seppure in forme meno violente sarà qualcosa che si prolungherà per molti mesi. La vita economica ne dovrà tenere conto. In attesa di riutilizzazione ci sono gli scali ferroviari, ora in disuso. Per il finanziamento le banche italiane saranno insufficienti. Al massimo potranno cofinanziare. Insomma, degli investitori esteri si avrà bisogno come sempre. Ma il mondo sarà cambiato.

Probabilmente i prezzi saranno molto più bassi e nessuno vorrà pagare valori d’affezione. Col dopo pandemia, sia gli investitori esteri che quelli italiani avranno meno soldi in tasca e cambieranno le priorità. La gara al dopo è già iniziata in Cina. Il tentativo di passare da nazione che diffonde la pandemia a sistema economico e sociale che vince questo virus, con una nuova narrazione degli eventi, sarà una lezione per ogni politico. Questo è quello che spetterà al Sindaco Sala e al Presidente Fontana: raccontare una Milano e una Lombardia che ha vinto, che ha progetti, inclusiva e dove il costo della vita sarà ribassato.