L’Unione Europea di fronte alle sfide di Putin

L’Unione Europea di fronte alle sfide di Putin
Ph. FreCha, licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. Manifestation en faveur de l'Ukraine, place de la Bastille, le 3 février 2024.
Putin divide l’Europa, Macron imbarazza

L’accenno del presidente francese Emmanuel Macron a una possibile presenza di truppe occidentali nel teatro di guerra ucraino ha diffuso panico e imbarazzo negli ambienti diplomatici europei. I rappresentanti dei maggiori stati continentali si sono affrettati ad escludere questa possibilità, tranne il primo ministro slovacco Robert Fico. Non così le nazioni più piccole e più esposte a un’eventuale offensiva russa. Difficilmente in momenti così pericolosi uomini politici al vertice di grandi Stati parlano senza misurare le parole. Quindi come interpretare l’accaduto?

Gli stati baltici e Putin

Osserviamo che lo stesso Putin ha più volte ricordato pubblicamente di volere aiutare i “fratelli russi” che vivono negli Stati baltici e che sono discriminati dai governi locali. Ha anche ricordato l’anomala situazione dell’enclave di Kaliningrad separata dalle madrepatria. È perfino arrivato a criticare la Polonia per non aver voluto trattare con Hitler provocando così la seconda guerra mondiale. Altre rivendicazioni territoriali dichiarate riguardano la Norvegia e il Giappone.

Le parole di Macron e di Putin

Il primo ministro dell’Estonia Kaja Kallas ha preso molto sul serio sia le parole di Macron che quelle di Putin, suggerendo gli alleati della Nato di non sottovalutare le prese di posizione del Cremlino. Per una coincidenza temporale – alla quale nessuno crede – qualche giorno dopo i separatisti filorussi del piccolo Stato della Transnistria hanno chiesto la protezione delle truppe russe contro le pretese di sovranità della Moldavia alla quale, per altro, ha sempre appartenuto. Richiesta soddisfatta in anticipo perché contingenti di “liberatori” sono già da tempo presenti nella regione.

La Germania è prudente

Molto più prudente il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il quale ha ribadito che non invierà missili Taurus a lunga gittata a Kiev, avvertendo Francia e Inghilterra che fornendo missili – sia pure a corto raggio – rischiano di essere considerati parti in conflitto, alleati dell’Ucraina e quindi obiettivo legittimo per l’esercito di Mosca.

La questione può essere posta in questi termini: intimidire preventivamente Putin o rischiare di essere colti di sorpresa? È possibile difendere la pace a ogni costo quando la controparte cerca lo scontro?