L’Eu e il futuro del Medioevo

L'arte di oggi scopre il passato: scultura dedicata a Carlomagno, dell'artista marchigiano Sandro Piermarini, collocata accanto alla chiesa romanica San Claudio al Chienti, Corridonia, Macerata
L’arte di oggi scopre il passato: scultura dedicata a Carlomagno, dell’artista marchigiano Sandro Piermarini, collocata accanto alla chiesa romanica San Claudio al Chienti, Corridonia, Macerata

GIOVANNI CARUSELLI –  Anche se i nazionalismi rinascono periodicamente, il Vecchio continente sembra rivivere il suo Medioevo, con i suoi particolarismi e la sua caoticità.

Alcuni politologi sostengono che l’Europa si avvia verso un nuovo Medioevo. Ma non considerano tale evoluzione in maniera negativa, come vorrebbe il luogo comune secondo cui medievale è sinonimo di oscurantista, irrazionale, crudele, ingiusto.

La Ue – dicono loro – non è altro che una versione modernizzata del Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Non è detto che ciò che è stato superato storicamente non si ripresenti e non si imponga. E poi siamo sicuri che la nascita degli Stati nazionali in cui noi viviamo oggi sia stata positiva sotto tutti gli aspetti? Benedetto Croce ne dubitava fortemente. Tutte le guerre nazionalistiche combattute nel secondo millennio, comprese le due guerre mondiali, possono essere annoverate fra i momenti migliori dell’umanità nel Vecchio continente? Difficile dare una risposta alla questione, ma possiamo tentare di analizzare brevemente alcuni aspetti di essa.

Il Medioevo era stato caratterizzato dal decentramento del potere, dall’uso privato della violenza e dalla confusione fra pubblico e privato, civile e religioso. Ma  riflettendoci bene anche oggi il potere – quello vero – è decentrato, o meglio posseduto da soggetti privati che possono infischiarsene legalmente del bene pubblico, quando determinano con le loro politiche il livello di vita della gente e anche lo stile di vita di essa. Come nel Medioevo creano moneta privatamente (i bond di banche e assicurazioni), e come i signori feudali possono arruolare milizie di mercenari per fare guerre che assicurino loro il possesso delle materie prime etc.

Il Medioevo fu caratterizzato dalla frammentazione del territorio, dal policentrismo e dall’autonomia di chi lo amministrava, ma anche oggi l’Ue prevede la regionalizzazione del continente. C’è poi il credito quasi politico di cui godono grandi gruppi privati, il nomadismo di barbari che allora venivano da Est, oggi da Sud, il crollo demografico presente allora come oggi, la guerra di religione contro l’Islam, la massificazione pubblicitaria che consolida la religione consumistica, come allora la massiccia opera missionaria consolidò la pratica cristiana. E poi le funzioni «papali» del Fondo Monetario Internazionale, che condanna e assolve, le guerre fra le multinazionali che ricordano bene le guerre feudali e il clima di anarchia in cui si svolgevano.

Non ce n’è abbastanza per parlare di una rifeudalizzazione? Ma perché succede tutto questo? Si potrebbe rispondere perché il progresso non è lineare, oppure che gli Stati nazionali hanno svolto il loro ruolo e ora devono farsi da parte, visto che dopo il Rinascimento e la maturità deve arrivare inevitabilmente la vecchiaia. Oppure il convitato di pietra è il diritto internazionale che dovrebbe emanare regole e farle rispettare? Ma con quale forza e con quali criteri di giustizia? Sembra proprio che attraversiamo una crisi complicata da superare. Gli intellettuali e i governi si diano da fare.