La vera storia degli Oh Bej! Oh Bej! O(v)vero del blu marino

La vera storia degli Oh Bej! Oh Bej! O(v)vero del blu marino

LA VERA STORIA DEGLI OH BEJ! OH BEJ!

O(V)VERO DEL BLU MARINO

favola felice che ho sentito con i miei propri orecchi

parola d’autore

 

La poesia è sempre stata questo:

passare il mare in un imbuto.

Mario Ruffini

 

– C’era una volta…

– Ma questa volta non c’era.

– Non c’era affatto.

– Questa volta c’è.

– Cosa?

– La storia del gatto Fritz.

– Ma allora c’era una volta?

– Ma sì, ma sì!

– Lo dicevo.

– Cosa?

La vera storia degli Oh Bej! Oh Bej! O(v)vero del blu marino

 

Il brusio delle voci di tutti gli animali riempiva una piccola piazza come una suite di tante campanelline. Finché la voce della narratrice non coprì il brusio con il tono limpido, cristallino come un raggio di Stella Polare.

C’era una volta il gatto Fritz. Era giovane e gattesco e faceva del cinema. Andò a girare un filmato alla Fiera degli OH BEJ! OH BEJ! Era pieno di suoi amici. Venivano da tutti i boschi, fiumiciattoli, acquitrini e canali dintorno. Tutti amavano le piccole cose d’altri tempi. Ogni cosa celava una sua storia. E la caccia all’oggetto in realtà era la caccia alla storia.

In mezzo a tutto questo bazar vocifero di animali di ogni specie era seduta su uno sgabello Mirandolina, serena e pacifica, e vendeva… le favole. Gli animali si avvicinavano al suo minuscolo tavolo e, per pochi soldi, lei raccontava una favola ad personam, breve, terribile e rassicurante, come un orsacchiotto da portare con te nella notte.

Nell’obiettivo di Fritz passavano i volti degli animali come pesci nell’oblò di Nautilus o di un altro sottomarino.

– Come sono sempre accoppiati in maniera impossibile – pensava Fritz.

Il San Bernardo con la iena, il canguro con la tartaruga, la giraffa con il coccodrillo, la medusa con il riccio, il dromedario con il pavone, l’elefante con il formichiere, il pellicano con l’anguilla, la zebra con il serpente, il pesce King con il gabbiano, il kookaburra con l’echidna, l’ornitorinco con il canguro. Ecco perché litigano sempre. Come cane e gatto. E poi si separano. Mentre il cuculo resta sempre un single incallito che trasporta la sua inquietante singlità da casa a casa. Sempre quella degli altri. E ciò non significa affatto che tutte le creature non accompagnate siano cuculi e singlitici. I pinguini, per esempio, come anche le gru, sono piuttosto fedeli, non si lasciano mai fino alla morte. E se una gru muore accidentalmente o di vecchiaia, l’altra la segue subito dopo. Questa è una storia vera, non una favola.

E Mirandolina? Nell’obiettivo accadevano cose strane. Non si capiva che razza di creatura era… Sottile e longilinea, sembrava piuttosto il tagliaboschi del paese del Mago di Oz. Tutta angoli, gli arti snodati, le braccia (si, sembravano braccia) erano lunghe e disegnavano nell’aria figure geometriche. La pelle ambrata, lo sguardo come uno stagno sotto la luna, i capelli come quelli di Urania, la gatta-Maga della famiglia di Fritz.

La luna era gialla pallida e affondava nella foschia bianca lattea. O era il sole? Ma si, era il sole misterioso della pianura Padana. E in questo scenario tutti gli oggetti agli OH, BEJ! OH, BEJ! si animavano e si radunavano intorno a Mirandolina per farsi raccontare le storie della loro esistenza, quella di oggetti preziosi.

Fritz pulì l’obiettivo. Sospirò, pensando alla luce abbagliante delle isole del Sud.

Ma cosa sta succedendo? I capelli scuri di Mirandolina diventavano fulvi e ricci a vista. La pelle bianca lentigginosa. Ora era la volpe Evelina con gli occhi verdi della vegetazione dell’Est. E subito dopo le chiome fulve diventarono ali. Animavano l’aria con suoni, sussurri e fruscii. Accompagnavano il racconto. Raccontava a una Tazzina-Blu-di-antica-foggia la vera storia della Tazzina Blu e quella della porcellana blu mare. Veniva da un castello di Transilvania.

Ed ecco che a queste parole si trasformava in Guendalina, civetta saggia con la voce melodica e incantatrice.

Guendalina La Cantatrice teneva con la zampetta la sottile porcellana come se leggesse e recitasse una sfera magica.

 

C’era una volta un castello. C’era nel castello un servizio di porcellana blu. Era Sèvres o era Meissen, o manifatture degli zar di Pietroburgo?

– Non importa – esclamava impaziente la Tazzina.

– Importa eccome – le faceva rima Guendalina. Come potrei conoscere il tuo carattere e il grado della tua resistenza senza sapere la provenienza del marchio?

Di certo il blu-cobalto di questo servizio di 1350 pezzi tutti insieme come un esercito di nobili, creava l’effetto di una gigantesca onda di mare. Quando tiravano fuori il servizio per le feste nel Castello, il cielo della Transilvania era come uno specchio del mare e anche i lampi, tipici di questi luoghi, lampeggiavano blu. Ma dopo ogni festa il numero di pezzi diminuiva, i piatti si rompevano e le tazzine sbeccati e i cocci buttati via e raccolti dagli zingari andarono in giro per il mondo con il loro sapore di mare. E così parecchi popoli hanno conosciuto il sogno del mare. Certi popoli nomadi fecero gioielli d’oro con le schegge di preziose porcellane in blu. Perché, sapete, i colori parlano e raccontano se uno li ascolta. Esattamente come gli oggetti. Ma questa è un’altra storia.

Tazzina-Blu-Mare: Ecco perché la gente vuole avere lo sbocco sul mare: per fare il bagno nel colore.

Guendalina: Non soltanto. Anche per andare per i mari e trasportare gli oggetti degli OH, BEJ! OH, BEJ! e sete, e spezie, e profumi, e tappeti, e pellicce, e gioielli con le piume di Martin Pescatore.

A questo punto ci fu il brivido generale degli animali.

Guendalina, sospirando: La morte fa parte della vita. Importante è il Bello. Purtroppo, non tutti finiscono in Bellezza. Recidere un fiore, non strapparlo, cogliere un frutto senza rompere il ramo, addentarlo con amore, cacciare e non uccidere – ecco uno dei principi del Bello.

Pinguino: E le navi cosa sono?

Guendalina: Sono i Cammelli del Deserto blu.

Cammello (offeso): Sì, ma non altrettanto resistenti. Le navi continuano a naufragare, quando il mare diventa nero. Mentre nel deserto il cielo è sempre blu. Come la Signorina Tazzina-Blu-mare – aggiunse galante.

Tazzina-Blu-Mare: E poi? Come finisce la mia storia?

Guendalina: Mentre il servizio di Porcellana diminuiva, i mari si ritiravano ed erano sempre più impiastricciati, e persero il loro colore blu Cina, blu cobalto, blu indaco, blu fiordaliso, blu turchino, blu Samarcanda, blu notte, blu Klein. Ma gli zingari raccoglievano i cocci e li tenevano in preziose scatoline porta fortuna. Così girarono il mondo. Se uno avesse posseduto una scatolina piena di cocci, avrebbe potuto ogni tanto ascoltare ancora rumore del mare, le chiacchiere dei pesci, il canto delle conchiglie, il silenzio delle meduse, il fruscio della sabbia, e, se aveva molta fortuna e sapeva concentrarsi, poteva vedere la vela solitaria come uno spicchio di luna. Allora poteva essere certo: era un segno. Diventavi nomade e navigatore. Eri destinato a navigare nello spazio virtuale e salvare i mari. E insieme il Colore Blu, colore dei sogni dei Navigatori e degli Esploratori d’ogni epoca.

Ma per questo si doveva fare un’operazione impossibile. Ci voleva un altro Gilgamesh, Noé o Macunaima per salvare il mondo dal Sempre-più-Grigio irrespirabile. Si doveva costruire una scatola tanto capiente da contenere tutte le scatoline magiche con i cocci, tutte le tazzine sbeccate di sottili porcellane, tutti i piatti del nostro Servizio delle Meraviglie. Si doveva fare un giro del mondo, trovare tutti gli accampamenti degli zingari, tutti i porti, la Via delle Spezie e la Via della Seta, per recuperare i cocci blu. Senza pensare che molti erano finiti a Venezia, per cementare gli argini della laguna. Che si chiama appunto Blu.

Tazzina-Blu-Mare: Allora questa Scatola è come l’arca di Noé, salverà non solo il Colore Blu ma anche gli animali?

Guendalina: Ma certo. Perché il Blu è il colore della Civetta, cioè volevo dire della Saggezza, è il colore del Cielo, e lì nella noosfera abita lo Spirito del Mondo.

Cammello: Che è l’intelligenza?

Guendalina: L’intelligenza della maturità del Pianeta, la sua memoria collettiva.

Tutti gli animali stupiti: Ah! Ah!

Tazzina: E la grande Scatola deve contenere tutto questo?

Guendalina: Questo e altro.

Riccio: Posso fare una domanda? Allora, se ho capito bene, ogni scatolina magica degli zingari contiene una fettina di noosfera?

Guendalina: Può darsi.

Povero gatto Fritz, non capiva più niente. Smise di girare. Questa gente come era complicata. Sentiva una strana agitazione nell’anima, un misto di eccitazione, gioia e paura. Guendalina era sempre più cangiante, era sempre più tutte le donne e tutti gli animali in una. Fece un passo verso di lei. I loro occhi si incrociarono. O, Dio, erano simili. Sorrisero entrambi. E gli Animali e gli Oggetti videro che anche i sorrisi di questi due erano simili.

Fritz: Mi racconti una favola, Principessa.

Guendalina lo guardò a lungo e poi, invece del racconto gli porse una minuscola scatolina.

– Aprila, Fritz.

Fritz: Ma io non ho soldi.

Guendalina: I soldi non sono tutto. Il mare non si può comperare.

Fritz con emozione incontrollabile aprì la scatola. E il mare lucente di blu cominciò ad inondare la Fiera, poi la pianura Padana, poi si inarcò e diventò la volta del cielo per dare il posto alle stelle e agli uccelli. E le rive diventarono blu verde. Era come se il Sud inondasse il Nord ed entrambi finivano in un abbraccio amoroso: il mare e la terra.

E tutti gli animali smisero di vociare e tacquero con rispetto. Sapevano: era l’amore. Perché l’amore è il vero colore dell’intelligenza.

Così Fritz e Guendalina se ne andarono per i mari come Gatto e Civetta. E poi, per sorvolare il mare, diventarono due Gru. E non si separarono mai. Fino alla morte.

 

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