La città che cambia e gli investimenti immobiliari, il caso Milano

Milano, piazza Gae Aulenti, Porta Nuova; dettaglio della Torre Unicredit nell'interpretazione dell'artista-fotografo Massimo Motta, 2021

Gli accordi sui grandi cambiamenti urbani sono stati mantenuti. Il Governo assegna a Milano circa 4700 miliardi. Naturalmente le verifiche degli investimenti saranno annuali. Questa è la condizione per l’ottenimento dei fondi europei: rateizzazione in sette anni e controlli sull’esecuzione. Il Comune di Milano ha tirato fuori dai cassetti delle proprie controllate, MM, SEA a AEM ogni possibile progetto. Grazie proprio a queste controllate non troverà difficoltà a rispettare la tempistica. 

Sull’altro fronte i grandi gruppi immobiliari, Hines, Landlease, Coima, Generali Real Estate, Prelios dovrebbero investire circa 8 miliardi in operazioni di rinnovo e rigenerazioni. Alcuni si spingono a prospettare anche oltre 20 miliardi di euro. I fondi di investimento e le grandi società immobiliari iniziano ad avere un’idea ben definita di quello che vogliono e possono ottenere negli anni postcovid. Sono i prossimi cinque anni fino alle Olimpiadi Invernali del 2026.

Milano ha goduto di una pace sociale increspata da pochi conflitti se commisurati ai cambiamenti in corso. Naturalmente il consenso che ha permesso a Milano di impostare il cambiamento di tante parti della città dagli scali ferroviari, alle aree abbandonate dall’industria industriali non è per sempre.  Per ora però non si è affacciata nessuna narrazione alternativa altrettanto convincente.

Milano capitale digitale del Sud Europa a costi contenuti

Angela Merkel, cancelliera per 16 anni diceva con un pizzico di brutalità “alernativlos” senza alternative. Milano è diventata un grande mercato del lavoro per le specializzazioni STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) il più grande del Sud Europa in virtù dei suoi bassi prezzi e anche della sua laboriosità.

Un ingegnere in Italia viene pagato a inizio carriera la metà di quanto riceve in Germania. Gli insegnanti della scuola pubblica hanno stipendi che sono meno della metà di quelli tedeschi. Questi ultimi sono del 30% superiori a quelli francesi. Il differenziale non è destinato a chiudersi presto.  Le aziende, soprattutto straniere, sono desiderose di trasferirsi in edifici nuovi e chiavi in mano. 

Il locatore pensa anche agli arredi. E qui intervengono i grandi gruppi immobiliari che fluidificano il processo in ogni sua fase. E’ un mercato che ha completamente escluso gli operatori italiani di media grandezza. Milano come negli anni di Giovanni Giolitti  vive un travolgente periodo di sviluppo ma con due differenze. Allora erano i tedeschi attraverso la Banca Commerciale di Leopold Toeplitz a finanziare l’industria, ora ci sono i fondi di investimento internazionali. Allora c’era un grande concorrente di Milano: Torino. Ora questo concorrente è fuori gioco.

 

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