Il Museo del Novecento raddoppia

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La passerella aerea di vetro tra i due Arengari a 19,65 metri di altezza ha attirato l’attenzione dei più, ma i vincitori del concorso “Novecentopiùcento” Sonia Calzoni, Pierluigi Nicolin, Ferdinando Aprile, Giuseppe Di Bari, Bruno Finzi, forse prevedendo un giudizio negativo della Soprintendenza l’hanno anche definita “un intervento completamente reversibile”, “una macchina scenica”. In alternativa propongono la trasformazione della parte iniziale di via Marconi in un atrio esterno al Museo del Novecento. La soluzione con un collegamento sotterraneo tra i due Arengari, preferita invece dalla Soprintendenza, non attira, per la sua complicazione e imprevedibile aumento dei costi, l’attenzione del Comune.

Milano stanzia per il raddoppio del Museo del Novecento 18,5 milioni di euro. Riceve anche dalla Fondazione Pasquinelli una donazione di 5 milioni insieme a opere di De Chirico, Savinio, Sironi, Severini, Balla, Boccioni. Vengono così colmati vuoti nelle collezioni. Il sindaco Beppe Sala ha definito l’operazione “il non plus ultra della milanesità”. L’assessore Filippo Del Corno, più prosaico, ha aggiunto che l’allargamento al secondo Arengario “garantirà anche una nuova struttura dei servizi museali”. Se si conteggiano anche i circa 30 milioni di euro spesi per la realizzazione del Museo del Novecento, prima fase, progetto di Italo Rota, si può misurare la cautela del Comune di Milano che complessivamente va a spendere per il Museo di arte contemporanea qualcosa come la metà di quanto è costato il MAXXI a Roma progettato da Zaha Hadid con direttrice Giovanna Melandri.

Il paradosso è che la capitale della Modernità italiana, Milano, ospita le sue esposizioni e collezioni in edifici storici riordinati e rinnovati per il nuovo uso, mentre Roma dispone di un museo nuovo di zecca per l’Arte Contemporanea.

I due Arengari si devono a architetti importanti come Muzio, Portaluppi, Griffini, Magistretti, mentre le decorazioni sono di Martini. Dovevano essere riscattati dalla vita incospicua che dalla metà degli anni Cinquanta li ha avvolti con un’ombra di grigiore. Sono stati usati come uffici della Provincia e del Comune per lungo tempo e hanno ospitato assemblee di consiglio di zona.

Milano ha sentito tardivamente l’urgenza di rappresentare il Moderno e di raccontarlo in spazi adeguati. L’inaugurazione arriva solo il 6 dicembre del 2010 con l’apertura del Museo del Novecento che in quel momento occupa uno solo degli Arengari. Circa vent’anni dopo la fine del “Secolo breve”. C’è stata una mancanza di sensibilità che ha portato a un ritardo e a un recupero tardivo che ora si vuole parzialmente colmare entro il 2026 con l’inaugurazione dell’altro Arengario, nuova ala del Museo del Novecento che dovrebbe ospitare le collezioni dagli Ottanta al presente.

Il “capitale” di opere possedute dal Museo del Novecento è cospicuo arrivando a oltre 4000, ma senza capacità espositiva e spazi adeguati la crescita delle collezioni può essere grandemente ridotta. I collezionisti sono invogliati alle donazioni non solo da facilitazioni fiscali ma anche dalle politiche amichevoli dei musei.