Il marketing 4.0 è orizzontale e si basa sullo storytelling
Nel marketing orizzontale che insiste nello storytelling e che si basa sul passaparola tra i consumatori, a farla da padrone sono sempre più spesso i social media.
Dal modello delle quattro P al modello delle cinque A
Dal modello classico delle quattro P (prodotto, posizionamento, prezzo e posto), pur sempre valido ma non più esauriente, si è passati infatti al modello delle cinque A (aware, appeal, ask, act, e infine advocate).
La rivoluzione dei social media
Philip Kotler, nel suo ultimo libro “Marketing. 4.0”, parla chiaro. Facebook & Co. hanno provocato, nel settore, una rivoluzione a trecentosessanta gradi. L’hashtag, ormai, è diventato il nuovo slogan e le comunità alle quali appartengono gli internauti con un profilo social, sottoculture urbane comprese, si sono tramutate in terreno fertile presso cui acquisire nuovi potenziali consumatori.
Il content marketing
Magari, raccontando una storia. Che sia, però, non solo attrattiva e friendly per far passare i consumatori all’ultima fase, quella del passaparola tra amici e parenti, ma soprattutto che sia coerente con i valori e il modello di business dell’azienda che desidera promuovere quel prodotto/servizio. Il ruolo del content marketer, quindi, è quello di un racconta storie instancabile, storie postate – e adattate – sui social ma rigorosamente in modo diverso rispetto alla piattaforma utilizzata.
L’integrazione tra negozio fisico ed e-commerce al tempo del Covid
In epoca di Covid, gli acquisti online sono cresciuti esponenzialmente nel mondo intero, Italia compresa, ponendo una nuova sfida: l’integrazione tra il negozio fisico e l’e-commerce di un qualsiasi brand. Di soluzioni ce ne sono molte.
Il marketing multisensoriale
Un esempio? Grazie al marketing multisensoriale, a breve sarà possibile ricreare l’essenza di un profumo navigando sul sito di una qualsiasi catena di profumerie. Idem per quanto riguarda il trucco e parrucco, grazie ad app dedicate al make up, giusto per vedere che effetto fa un ombretto oppure un rossetto sul proprio volto, a seconda della tipologia dello stesso.
I big data raccolti ne punto vendita grazie alle nuove tecnologie
Le nuove tecnologie saranno sempre più al servizio della clientela anche all’interno del punto vendita fisico, e non parliamo solo dello storico delle transazioni, ma anche delle aree del negozio più attrattive per il cliente. La mole dei big data risulta infatti utilissima per formulare offerte personalizzate secondo i principi del marketing one-to-one. Esattamente come accade con la medicina tailored, predittiva e modellata sul singolo paziente.
Il “fattore wow”
Last but non least, il post vendita. Che, con la rivoluzione dei social media, può essere effettuato anche ridimensionando, ma non eliminando, la forza vendita. Con agenti motivati non solo con incentivi, ma anche con percorsi formativi per provocare nel potenziale cliente quello che Kotler definisce nel suo libro “il fattore wow”. Ovvero, quando un prodotto lanciato sul mercato, anche se non eletto prodotto dell’anno nella sua categoria, fa goal non solo con il singolo cliente ma anche con amici e parenti della sua community sui social.