Com’è possibile che una casa editrice come Milieu, che stampa prevalentemente libri impegnati, di politica, sui Movimenti degli anni Settanta, sulla malavita milanese, si metta all’improvviso a pubblicare un libro in cui addirittura ci si mette a narrare di una storia d’amore mai nata?
Forse è perché questa storia è un preludio alla presa di coscienza politica, parte essa stessa di un percorso di impegno politico, culturale e sociale: da qui inizia un fare Comunità, il guardarsi negli occhi, l’audacia di mettersi di fronte all’altro.
Forse allora questo libro è valido oggi per mettere in discussione noi stessi, innanzitutto, noi che eravamo questi Tredicianni dove siamo finiti? Dove ci siamo persi? Io ringrazio Umberto Lucarelli per quello che mi ha suscitato. Quando ho letto questo libro, dedicato a suo figlio adolescente, mi è venuto in mente qualcosa che apparteneva un po’ al passato e anche al presente in un tempo senza spazio e in un luogo senza il ritmo delle stagioni. Questa è la situazione che lui fotografa in un attimo, in un momento in cui lui ha tredici anni, in cui ha avuto la forza d’animo di salire le scale e mettersi di fronte a lei, la ragazza amata, un istante prima di indossare l’eskimo e il basco con la stella. Ci sta regalando un momento, un amore negli anni Settanta, una purezza perduta. Non accade niente apparentemente, ci sono soltanto due persone su una soglia. Per l’autore non è insolito questo modo di scrivere: L’abbiamo visto in Rivotrill, (Bietti 2011), due persone che si scontrano, uno con una disabilità apparente e l’altro un insegnante di filosofia. Restano sospesi a guardarsi. L’abbiamo ritrovato in Ingiustizia! (Bietti 2021), in un dialogo-monologo serrato tra l’io narrante e un professore ingiustamente accusato di molestie, e ancora, volendo, in Gianmariavolonté (Bietti 2022), nell’appassionato disvelamento di una meravigliosa amicizia in un racconto a perdifiato tra Oreste Scalzone e Gian Maria Volonté. Vi si consuma un incontro in un tempo senza spazio e in un luogo senza il ritmo delle stagioni, in cui ci si dimentica di tutto quello che ci viene imposto continuamente da fuori di noi stessi, c’è quasi una sfida a ridare corpo a quei sentimenti e a quella voglia di essere. Una sfida a noi stessi per so-STARE finalmente, curando lo sguardo e coltivando l’ascolto.
Ma ecco questo libro, denso di erotismo e che pare finisca col coincidere con il cinema, il cinema vero, d’autore, e che esiste prima ancora del film, della pellicola. Il Romanzo moderno insegna a guardarsi negli occhi come fanno i protagonisti di Tredicianni, che cominciano così a raccontarsi, non solo raccontare. E Lucarelli scava sempre di più dentro se stesso, in questo per dir così antefatto o prequel, all’indomani di Sei giorni troppo lunghi (Milieu 2024) e dopo la riedizione di Ser Akel va alla guerra (Bietti 2025), mediante il percorso politico, letterario e di ricerca. Lucarelli attraversa lo specchio senza paura, mettendosi in gioco con le proprie difficoltà e con il coraggio di raccontarle con questo romanzo che, seppur breve, è un romanzo.
Il mio augurio è che il racconto arrivi anche a suo figlio come un dono profondo che viene dalle viscere – prima ancora che dal cuore e dal cervello – di un padre che cerca in qualche modo di dire io ero così a nudo senza vergogna nella sua fragilità e nella scoperta/affermazione della bellezza dei propri limiti, da accettare e valorizzare, senza assecondare chi ci chiede performance impossibili e standard di comportamento e stile omogenei ad un mondo inventato dalla pubblicità televisiva. E tutto questo potrebbe essere anche un invito a tutti noi che abbiamo avuto Tredicianni.
Umberto Lucarelli, Tredicianni, una preadolescenza. Un amore negli anni Settanta, #milieuedizioni, Milano, marzo 2025, pp. 80, euro 13.50
Giovanni Sansone: etnologo, regista teatrale, esperto di cinema, impegnato nella cooperazione sociale.







