I conflitti nella politica interna della Russia

cremlino

Che il conflitto ucraino abbia anche un aspetto di scontro di civiltà è una cosa che Putin ripete ciclicamente. Per il capo del Cremlino l’Occidente tramite internet sta avvelenando lentamente la sana cultura russa, le sue giuste convinzioni, i suoi valori.

La paura della mentalità occidentale

Le giovani generazioni rischiano di crescere con una mentalità occidentale, individualista, attenta all’interesse personale, indifferente ai valori della famiglia, della solidarietà, della patria e della religione. L’idolatria della libertà, tirata in ballo solo quando conviene agli Usa, si disinteressa dei popoli che soffrono la fame, le malattie, la miseria, etc.

Nessuna alternativa al capitalismo

Qualcosa di vero potrebbe esserci, ma il problema è che con il crollo del comunismo nessuna altra ideologia è in grado di contestare il capitalismo, offrendo qualcosa di più convincente. Negli ultimi trenta anni il Paese più vasto del mondo e più ricco di risorse non è stato in grado di creare benessere e di offrire un modello sociale diverso da quello occidentale. Facendo l’elenco di trenta oggetti di cui si serve il cittadino medio russo nel corso della sua giornata – dal dentifricio all’automobile – nessuno di essi è fabbricato in Russia. Di che cosa dovrebbero essere orgogliosi i russi ? Ovviamente degli eroi che settanta anni fa hanno salvato la patria da Hitler e dell’esercito che protegge la santa Russia.

Povertà, vizi e lussi

Ma quello che configura una vera e propria guerra civile interna al Paese è che la cleptocrazia, che si è impadronita della ricchezza nazionale a partire dagli anni Novanta, adora i lussi e i “vizi” dell’Occidente. Gli oligarchi che hanno sostenuto la scalata di Putin al potere, mandano i loro figli a studiare nelle scuole e nelle università americane o svizzere, depositano i loro capitali nella city di Londra, comprano e vendono squadre di calcio europee, ville lussuose, intere isole, frequentano i casinò occidentali e in qualche caso ne sono proprietari, si fanno fotografare sulle loro Ferrari, etc. Per loro il piccolo taxi driver divenuto capo del Cremlino è uno stupido nostalgico di un passato che non tornerà.

Pollice in giù per taluni oligarchi

A nessuno sarà sfuggito che nei villaggi ucraini conquistati dai ceceni campeggia la storica bandiera rossa dell’Urss e non quella della Federazione russa di cui Putin è a capo. Certamente è significativo. Come significativa è l’epidemia di “suicidi” di oligarchi che si oppongono alla guerra. Si tratta di un evidente – e pericolosissimo – regolamento di conti ai vertici dello Stato, di cui pochissimo sappiamo.

 

ATTRIBUZIONE

Di Elisa.rolle – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28227955