Eric Rondepierre, in foreground as an artist and novelist – La sua ricerca pittorico-fotografica  

Eric Rondepierre
Eric Rondepierre

The French novel no longer has a great number of old glories to boast about (the last ones were Claude Simon and Alain Robbe Grillet). Only two Nobel Prize winners have remained- Jean-Marie Le Clézio and Patrick Modiano – and a few singular figures, but not talented or fascinating, such as Pascal Quignard, Pierre Guyotat et Jean-Jacques Schuhl. The French Academy, which has never been the best place of creation in the sphere of the novel, really sucks. Jules Barbey d’Aurevelly could have written lines twice as fierce today as those he wrote in the satire Quarante médaillons de l’Académie (1864)! However, there are creators who are known only among the great amateurs of art or books, and we do not know why – they are not admitted in the sad Pantheon of the Olympus of modernity. Other authors are well known in a small circle, but not to the general public.

The painter

Eric Rondepierre (born in Orléans in 1950) is part of this group and he deserves much more.  Let’s start with the artist. He is not a painter in the classical sense (he doesn’t use palettes and tubes), but he remains somehow a classical artist because he uses the conventional way of thinking of the painting. On the surface of the canvas, he steals an image from the television screen when it becomes overly diffused or disturbed by a quick technical problem. Often one can recognize the matter and even the subject. This passage of abstraction – which is not formal tied to the idea of a form, of a scene, of a known figure, even of a famous star – is a bit upsetting. The discovery of the identity of the person does not bring anything more, but it is enough to make his way of working shocking: it is like the momentary loss of the senses and, in a more general context, the escape of the meaning of the work.

Reality can only be approached through these momentary perturbations. To remain inside a room full of works of this kind is like to experience a technological universe in trouble and we are part of this optical system in destruction. The strangest thing is that you cannot find beauty or ugliness in these compositions. It is a “non lieu” of plastic truth. They are not works in the proper sense to love (or to push back), but rather to suffer. We can vaguely understand them because their subject matter is doubtful, but they sometimes resemble each other. Or is it the other way around? Either way, they are the fruit of our daily lives, of our knowledge of the events we go through over time. However, they remain enigmas. Each canvas is a kind of lost paradise of the mirrored relationship.

The writer

As a writer, Eric Rondepierre is not an explorer, but he does not take refuge in the quantity of novels that seem to come out of the same factory.  He is not a “classic” novelist, but above all a man using language in a way to dive into the glorious past of letters and, at the same time, a challenge to completely renew the sphere of literature. He needs to maintain a dangerous balance between this ideal past and this present which is difficult to accept. His last work published in France, Laura est nue is without restriction a ” superbe morceau de littérature “. The story is primarily about Camille Morelli and her recently dead father. He had a mistress, Laura, who was one of his students. The latter disappeared one day and never reappeared.  Camille discovers some papers from Fabrice’s fist that tell this story.

This relationship is complemented by the testimony of a film director, Vincent Niével, who made a film with her. In the end, all these voices mix and respond to each other.  Only then the author chooses to move from a philosophical discourse to a loving discourse – eroticism and thought have a strong connection. It is a marvel. To conclude, Rondepierre is also an essayist: this year he published La Maison cruelle by Mettray editions in France. This book is a splendid study of prisons for children. 


La sua ricerca pittorico-fotografica

Il romanzo francese non ha più un grande numero di glorie di cui vantarsi (le ultime erano Claude Simon et Alain Robbe Grillet). Non restano che due premi Nobel – Jean-Marie Le Clézio e Patrick Modiano – e qualche figura singolare, ma non troppo talentuosa e affascinante, come Pascal Quignard, Pierre Guyotat et Jean-Jacques Schuhl.

L’Accademia francese, che non si annovera tra i luoghi privilegiati in materia di romanzo, fa veramente pena. Jules Barbey d’Aurevelly avrebbe potuto oggi  scrivere delle righe due volte più feroci di quelle della satira Quarante médaillons de l’Académie (1864)! Certamente ci sono autori meritevoli ma, non si sa perché, non sono ammessi nel triste Panteon dell’Olimpo della modernità. Altri autori, invece, sono affermati in un circolo ristretto, ma sconosciuti al grande pubblico.

Il pittore

Eric Rondepierre (nato ad Orléans nel 1950) fa parte di questa magra legione e meriterebbe ben più gloriosa riconoscenza. Cominciamo dall’artista. Non è pittore nel senso classico (non usa tavolozza e colori) ma lo rimane, malgrado tutto, perché usa la convenzione del quadro.

Ruba l‘immagine dello schermo televisivo nel momento in cui essa è deformata dalle interferenze per poi trasporla sulla tela. Spesso si può riconoscere l’argomento e anche il soggetto. Questa trasmutazione di un’astrazione che non è formale ma dovuta alla casuale idea d’una forma, d’una scena, d’una figura nota, è sconvolgente.

La scoperta dell’identità del soggetto è fine a se stessa, ma è abbastanza per definire il modus operandi perturbante: è come la perdita momentanea dei sensi e, in un contesto più generale, rappresenta la fuga del significato dall’opera.

La realtà non può essere percepita che per mezzo dei perturbamenti d’un momento. Ritrovarsi dentro una sala piena di opere di questo genere significa esperire un universo tecnologico in difficoltà, in cui lo spettatore diviene parte di questo sistema ottico in disfacimento. La bizzarria che non si può rintracciare nella bellezza (o bruttezza) in queste composizioni, è racchiusa in un non lieu della verità plastica. Non sono opere da ammirare (o rispingere) ma, piuttosto, opere da “subire”.

Sono tuttavia “comprensibili” perché, nonostante la materia sia informe e dissimulata, i soggetti talvolta si somigliano. O è il contrario? In ogni caso, sono il frutto della nostra vita quotidiana, della conoscenza degli eventi che attraversiamo nel tempo. Ma rimangono degli enigmi. Ogni tela è una specie di paradiso perduto della relazione speculare.

Lo scrittore scrittore

Come scrittore, Eric Rondepierre non è certo un esploratore, ma non si rifugia nella quantità di romanzi che sembrano uscire in serie della stessa fabbrica. Non è un romanziere «classsico», ma è soprattutto un autore per cui il linguaggio è l’occasione per immergersi nel passato glorioso delle lettere e, allo stesso tempo, una sfida per rinnovare del tutto la sfera della letteratura. Ha bisogno di mantenere un equilibrio pericoloso tra questo passato ideale e questo presente difficile da accettare.

La sua ultima opera pubblicata in Francia, Laura est nue è, senza restrizione, un superbe morceau de littérature. È la storia di Camille Morelli, rimasta  orfana di padre, e della sua amante, Laura, una delle sue studentesse. Quest’ultima è scomparsa per non riapparire più. Fabrice ci racconta la vicenda per mezzo delle lettere che Camille ritrova. E questa relazione narratologica è completata dalla testimonianza del regista Vincent Niével mentre si appresta a girare le scene del suo nuovo film, aiutato dalla protagonista. Alla fine, tutte queste voci si fondono e si rispondono. E poi l’autore sceglie di passare da un discorso filosofico ad un discorso amoroso – l’erotismo e il pensiero hanno un legame fortissimo. Una meraviglia. Ma Rondepierre è anche saggista: ha pubblicato quest’anno, in Francia : La Maison cruelle (edizioni Mettray). Uno splendido studio sulle carceri per i bambini.

                

 

Leggi anche:

L’editoria non è uno Scoglio, Gabriella Brembati