Premessa
E successe che…
A Benedetto Basso, quarantenne di bell’aspetto residente a Padova, esperto d’arte, di professione guida turistica specializzata in accompagnamenti e indottrinamenti di comitive – straniere e non – partecipanti a tour culturali in luoghi e città storiche italiane e svizzere, capitò di trovarsi disorientato e depresso allorché – senza ragionevoli preavvisi – dovette fare i conti con la comparsa del Covid19. Il virus inasprì i suoi disagi e malumori, oltre ad allontanarlo dalla sua professione e da tutto il resto.
Gli vennero revocati infatti viaggi importanti da tempo concordati con l’organizzazione che li gestiva. Si trattava di tour che lui, pur se già gestiti magistralmente in passato, ogni volta intendeva perfezionare, introducendo approfondimenti e nuovi dati nella presentazione delle opere d’arte nei musei, pinacoteche e di quant’altro ci fosse da illustrare a nuovi turisti.
E fu che – per la prima volta – prese a rimuginare con insofferenza su come quelle sue rivisitazioni e messe a punti divenissero col tempo una palla, un fastidio sempre più acuto, perché disturbavano considerazioni più interiori, affettive, profonde e anche altre più pratiche che lo portavano a ipotizzare di poter perdere, a causa dei sovvertimenti causati dal Covid19, i privilegi ai meriti che gli venivano riconosciuti, come, ad esempio, il fatto che poteva far accedere le sue comitive in siti esclusivi e di singolare prestigio.
Si trattava di siti dedicati a memorie e reperti particolarmente rari e riservati… affidati a soprintendenze insicure peraltro molto preoccupate, sul piano della gestione a causa di imprevedibili e possibili complicanze.
E Benedetto Basso considerava questa prerogativa molto importante per lui, poiché lo qualificava nella professione, accreditandolo e rendendolo conteso dalle migliori organizzazioni e agenzie per tour operator.
Considerazioni
E fu che…
Benedetto Basso viveva quei malanimi in un periodo particolarmente critico della vita.
Aveva divorziato cupamente un anno e mezzo prima senza aver procreato i figli che desiderava, per invaghirsi ben presto di una straniera trentaduenne molto carina di nome Olinda. La donna, dichiaratasi con orgoglio ragazza madre, aveva richiamato l’attenzione e la simpatia di lui allorché partecipò a un suo tour.
E fu che, alla fine del viaggio culturale, Benedetto la invitò a fermarsi per un breve soggiorno a Padova a casa sua. Sulle prime lei mostrò imbarazzo, ma poi accettò di buon grado l’ospitalità offertale. E fu un’iniziativa che provocò un reciproco affiatamento.
E iniziò qualcosa che divenne amore e sfociò in un’esaltazione sessuale…da Olinda alimentata con un trasporto che travolse Benedetto al punto di volerla per sempre con sé.
Lei gradì l’ipotesi ma non fece commenti. Ripartì per la Spagna promettendo che si sarebbero rivisti molto presto.
Lui prese ad assillarla chiamandola spesso al cellulare, chiedendole di trasferirsi in fretta da Madrid a Padova. E lei cedette.
E fu che arrivò a Padova portando con sé il figlio Santiago di cinque anni e un’anziana parente. Essendo benestante e indipendente, prese in affitto un lussuoso appartamento, si iscrisse a un corso parauniversitario di botanica in ciò agevolata dalla presenza della parente che avrebbe sorvegliato il bimbo.
Benedetto – innamorato – le rimase vicino sempre, salvo che non avesse impegni di lavoro. La sostenne in ogni desiderio, intenzionato a sposarsi con lei prima possibile. Le propose anche di dare il proprio cognome al figlio, ma lei reagì molto bruscamente con un “no, assolutamente no!” e aggiungendo che quel figlio era suo e solo suo doveva rimanere, senza alcuna intromissione.
Lui si stupì per quella foga esagerata, ma apprezzò la sua determinazione. Finì persino col rallegrarsi pensando fosse una scelta che escludeva la possibile intromissione del padre di Santiago nel loro rapporto.
Olinda gli dimostrava impulsi sempre più appassionati che la portavano a desiderare frequenti e prolungati rapporti sessuali da Benedetto condivisi con ardore. E successe che rimase ben presto incinta ed entrambi gioirono.
Confidenze
Benedetto ebbe occasione e tempo per confidarle con spontaneità le proprie origini ebraiche dalle quali – oltre cinque generazioni prima – i suoi predecessori recessero e aderirono al cattolicesimo, recriminando l’appartenenza a un popolo deicida e l’attitudine all’usura e allo strozzinaggio.
Avevano insomma ricusato le tradizioni familiari mossi dal desiderio di cambiare esistenza e credo. Riuscirono ad ottenere il battesimo poco prima che iniziasse l’ennesima e periodica persecuzione contro gli ebrei che prevedeva la confisca delle proprietà e l’allontanamento verso altri lidi.
Piuttosto ironicamente Benedetto proseguì spiegando a Olinda che fu una mossa tempestiva e salvifica poiché consentì loro di preservare una buona parte dei terreni e dei beni mobili e immobili posseduti, di assicurarsi il diritto di residenza, di avviare quelle frequentazioni che consentirono amicizie, rapporti e matrimoni con gente locale, procreando abbondantemente e avviando varie attività.
Lei gli sorrise lietamente e lui si definì un discendente che, come ogni altro dei tanti, crebbe indifferente alle radici ataviche e alle nuove ascendenze, protetto da redditi ed eredità rassicuranti che eliminavano ogni preoccupazione economica.
Olinda aveva invece raccontato poco di sé a Benedetto, se non che aveva origini inglesi ma di essere nata in Spagna, di aver studiato legge e di convivere con i genitori proprietari di birrerie.
E a Benedetto sapere ciò bastava.
Successivamente
Olinda si dimostrava nel frattempo felice di dare un fratello a Santiago e a Benedetto la vita pareva perfetta con due bimbi da crescere e una donna per sé.
E partecipò emotivamente e con dedizione alla gravidanza, felice allorché seppe che il nascituro era femmina.
E successe che – a gravidanza inoltrata – Benedetto si allontanasse per l’ultimo tour consentito dal Covid19. Ma al ritorno constatò annichilito e sconcertato che Olinda, con Santiago e la parente, avevano abbandonato l’abitazione, senza darne alcun accenno nelle frequenti telefonate scambiate ogni giorno. Inoltre il cellulare di lei si era ammutolito e i vicini e altre persone con le quali si relazionava nulla sapevano della loro sparizione.
E non aveva alcun riferimento per contattare la famiglia di lei a Madrid. Sconvolto e impressionato, si rivolse a un’agenzia specializzata per ottenere ragguagli. Emerse che Olinda non era mai vissuta a Madrid… né lì risiedevano i suoi genitori e non esistevano birrerie e neppure risultavano tracce e riferimenti di loro in altre città spagnole.
Ricevette infine una telefonata confusa dalla parente che Olinda aveva portato con sé. Diceva con tono misericordioso che era stata ricoverata in una clinica privata di Verona, stava bene e che il giorno prima aveva partorito la bimba. La donna aggiunse che Olinda, con Santiago, avrebbe raggiunto una sua sorella in Francia. Sillabò in fretta l’indirizzo della clinica di Verona, sussurrando teneramente a Benedetto che il parto era andato bene.
Esterrefatto e tragicamente sbalordito, raggiunse quella clinica dove gli dissero che non figurava ricoverata per parto la persona che cercava. Folgorato dalla convinzione di non poter appartenere a quella realtà… decise di vivere uno stato confusionale ossessivo ed ebbe un breve mancamento. Quando si riprese rifiutò assistenza e si allontanò lentamente. Era tornato perfettamente cosciente, si rese conto di essere stato scelto e usato da chi, con determinazione lucida e diabolica, lo ridusse a stallone da monta, ed era stata una donna sconcertante e spaventosa, determinata nel programmare e modellare, secondo ineluttabili logiche e artifici, un’inverosimile identità ai figli che desiderava partorire e possedere da sola. E cercò rifugio nel Covid19.