Due anniversari: Beethoven, Raffaello e la sostenibilità del presente
Ci lasciamo traghettare nel 2021 da due grandi figure di grande spessore etico celebrate nel 2020: Beethoven (250 anni dalla nascita) e Raffaello (500 anni dalla morte). Arte e musica per una sostenibilità morale e civica.
E, intanto, certamente, la sostenibilità ambientale. Ma tenendo presente che i due ambiti sono collegati. Una sinergia ineludibile che, se opportunamente indirizzata, avrà come obiettivo principe l’attenzione alla gente sotto ogni aspetto.
Cosa può spingerci alla sostenibilità ambientale se non un bisogno etico, di rispetto? Rispetto non astratto, ma legato al problema delle risorse sempre più carenti, alla buona salute e diremmo all’individuo come bene culturale. Cosa può cozzare con questa visione? Il profitto cieco e irresponsabile.
Che altro? Anche la politica bassa e irresponsabile. E parliamo di politica come politics, si direbbe come politichese e intrighi, che sopravanza di gran lunga la policy, l’attenzione ai problemi sociali, economici, formativi ecc. facilmente disattesi, mentre sarebbero preminenti e prioritari.
La politica e le sue declinazioni
Dappertutto, nel mondo, a dir poco l’80 % di chi fa politica e governa profonde nel suo attivismo tutta la viltà di cui è capace, in maniera elegante o ruspante. L’alibi gli è stato offerto dalla diffusa idea che le ideologie fossero finite o non avessero più senso. E allora tutti a briglia sciolta, in direzione del bieco e con modi persino spavaldi.
Ultimamente abbiamo avuto la perfetta radiografia del grado di questa bassezza. Il radiologo è stata la pandemia. Grande improvvisa condizione di emergenza. Ma l’impegno da riversare in essa è stato frammisto, confuso, vilipeso, sopraffatto dal problema della sopravvivenza di ogni esponente politico e della sua poltrona, da intrighi e ricatti, in ogni partito, come se l’emergenza fosse enfatizzata stavolta da questi indiretti e occhiuti negazionisti, e non dai negazionisti di professione.
Abbiamo sentito parlare, a proposito degli anni della seconda guerra mondiale, degli sciacalli che si agitavano approfittando dello sfacelo e delle paure. Nell’attuale situazione emergenziale si fa di peggio. In Italia la situazione è particolarmente tragica per via che quasi sempre i colpevoli non esistono e, se esistono, il tempo lenisce le colpe e stempera le sanzioni.
Etica e morale, valori sempreverdi
Specialisti, superspecialisti per salvare le cose? Sì, certo, ma innanzitutto specialisti di sostenibilità etica e morale. Si può fare appello alla propria coscienza, nel caso fosse ancora un valore, oppure ai principi antropologici ed etici più autentici, come lo sono quelli di Beethoven e di Raffaello. Quando i percorsi dovuti e propri (la sede politica e istituzionale) non funzionano più, meglio fare ricorso a quelli impropri. In questo caso, vuol dire percorsi che non hanno una pertinenza immediata e diretta, ma ce l’anno in ogni modo e che comunque vanno al fondo della questione.
Gli alti valori sociali dell’Inno alla Gioia (1824) – basati anche sulla “fratellanza” che Friedrich von Schiller aveva cantato in versi nel 1785 – non per caso sono stati assunti dall’Unione Europea (1985) quale inno che ogni stato ha fatto suo accanto a quello proprio nazionale. E che musica meravigliosa! Da incanto. Come incanta, non meno, l’arte di Raffaello. Entrambi sicuramente inorriditi dalle bassezze del politichese, oggi particolarmente vile. Avrà l’Italia una politics e una policy adatte all’emergenza, indipendentemente dal colore pescato nel pantone? Uniamoci a Beethoven e a Raffaello: auguri di un 2021 di gran lunga migliore del ’20.